di Giuseppe Verdi
regia Leo Muscato
scene Federica Parolini
costumi Silvia Aymonino
luci Alessandro Verazzi
riprese da Marco Alba
direttore coro Gea Garatti Ansini
movimenti coreografici Alessandra De Angelis
assistente costumi Anna Verde
libretto Antonio Somma
PERSONAGGI E INTERPRETI
Gustavo III Re di Svezia (Riccardo) Roberto Aronica / Celso Albelo
Carlo, duca di Ankastrom (Renato) Luca Salsi / Seung-Gi Jung
Amelia Carmen Giannattasio / Susanna Branchini
Ulrica, indovina Agostina Smimmero / Anastasia Boldyreva
Oscar Anna Maria Sarra / Marina Monzò
Il Conte Horn (Sam) Laurence Meikle
Il Conte Ribbing (Tom) Cristian Saitta
Cristiano, un marinaio (Silvano) Nicola Ebau
Un Giudice Gianluca Sorrentino
Un servo di Amelia Lorenzo Izzo
orchestra e coro del Teatro di San Carlo
produzione Teatro dell' Opera di Roma, coproduzione Malmö Opera
Al Teatro di San Carlo, Napoli, dal 22 al 28 febbraio 2019
Il pubblico di Un ballo in maschera ha la possibilità di recarsi a teatro in costume, un travestimento carnevalesco che permette di entrare nell'atmosfera dello spettacolo e che coinvolge tutti, per primo il personale di sala, che accoglie gli spettatori in abiti colorati e divertenti. L'opera di Verdi, che gli fu commissionata proprio dal Teatro di San Carlo, col titolo originario di Gustavo III, per essere messa in scena durante il Carnevale 1857-58, fu in realtà rappresentata poi al Teatro Apollo di Roma, un anno dopo, col titolo definitivo di Un ballo in maschera, appunto. Le scene dalle luci e i colori tendenti allo scuro ci riportano immediatamente al 1792, in Svezia, quando il re Gustavo III, amante delle arti, della cultura e del teatro, si dilettava egli stesso in discipline artistiche e musicali e promuoveva le iniziative per i suoi sudditi, ma era anche inviso a molti per le riforme attuate anche a favore della povera gente. Così in una notte durante un ballo in maschera, fu ucciso. Mai si seppe il motivo preciso e questo ravvivò la curiosità del mondo del melodramma e delle arti, tanto che furono composte numerose versioni di opere e balletti, ma quella di Verdi è certamente entrata nel repertorio di maggior rilievo. Attraverso un'austera messa in scena che ricerca una sua propria forma di linguaggio teatrale, grazie a un'opera che allestisce la sua unità tramite la centralità della musica e l'espressione visiva lineare e precisa, Muscato, che fa le veci di Verdi, ci accompagna in un racconto che mette al centro gli intrighi e le paure, le diverse concezioni politiche dell'epoca e le motivazioni personali, relegando per una volta in secondo piano la vicenda amorosa, che però torna a farsi sentire nella sottotrama di tutto lo spettacolo e in particolare durante il terzo atto, quello finale, in cui per contrasto esplodono i colori e lo scintillio del ballo in maschera a corte e, al tempo stesso, il dramma vero e proprio. Diversi livelli stilistici per una sola vicenda, che Verdi ha sviluppato percorrendo il genere del grand opéra, legato alle raffinatezze e al preziosismo del particolare, oltre che ad una struttura piuttosto rigida e classico all'epoca, ma anche precorrendo i tempi e innovando la tradizione con le sue opere che come questa sottolineano musicalmente i contrasti della trama e ne seguono lo sviluppo dando alla partitura una sorta di tema ricorrente che poi si intreccia ad altri temi anche più importanti e legati all'emergere di contrasti e tensioni tra poli opposti. Questo modo di sentire e di rappresentare, anche con coraggio per un rinnovamento e una ricerca continui, sono forse ciò che ci avvicina ancora oggi il suo teatro in musica inteso in questa maniera moderna e varia.
Francesca Myriam Chiatto