martedì, 05 novembre, 2024
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DUE FOSCARI (I) - regia Joseph Franconi Lee

"I due Foscari", regia Joseph Franconi Lee. Foto Gianni Cravedi "I due Foscari", regia Joseph Franconi Lee. Foto Gianni Cravedi

Tragedia lirica in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave, da Byron
Musica di Giuseppe Verdi
Francesco Foscari Luca Salsi
Jacopo Foscari Luciano Ganci
Lucrezia Contarini Marigona Qerkezi
Jacopo Loredano Antonio Di Matteo
Barbarigo Marcello Nardis
Pisana Ilaria Alida Quilico
Fante Manuel Pierattelli
Servo del Doge Eugenio Maria Degiacomi
Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del coro Corrado Casati
Regia Joseph Franconi Lee
Scene e costumi William Orlandi
Luci Valerio Alfieri
Coreografie Raffaella Renzi
Regista collaboratore Daniela Zedda
Coproduzione Teatro Municipale di Piacenza,
Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena
Piacenza, Teatro Municipale, 5 maggio 2024

www.Sipario.it, 8 maggio 2024

Esiste una precisa ritualità che si stabilisce tra pubblico e artisti nel teatro lirico in una sorta di condivisione dell'evento e di muto dialogo tra platea e palcoscenico. C'è chi tira l'applauso, perché conosce ogni passo e momento di quanto succede in scena e nella musica, magari amico degli artisti protagonisti, ma che condivide la propria adesione a quanto accade in scena, tenendo ben presente una precisa gerarchia, ma senza tralasciare nessuno. Sarà poi il pubblico a sostenere l'applauso a fine scena, seguendo anche il gesto del direttore in buca appena fa un cenno di ripresa dell'azione musicale, affinché tutto riprenda il suo corso. Se tutto funziona, lo si percepisce dall'apertura dei sipario e nel corso dell’esecuzione, come quando si levano, dai vari livelli della sala, nei momenti di pausa, voci distinte di "bravo" e "brava", con relative variazioni di approvazione, come la richiesta di un bis dell'aria di battaglia, che ormai sta diventando una consuetudine. Immancabile poi, lungo l'asse via Emilia, Piacenza, Parma, Modena, se è in scena l'opera di Verdi, ecco che un "Viva Verdi" rimbalzi, dai piani alti alla platea accolto con religioso silenzio o con applausi di gratitudine. Se si elevasse invece un "Povero Verdi", allora sarebbe difficile per il direttore riprendere con serenità il corso della musica e l'esito sarebbe tutto la leggere nelle cronache musicale che puntualmente si dividerebbero tra pro e contro. Per i Due Foscari di Giuseppe Verdi allestita dal Municipale di Piacenza tutto questo è accaduto nella ritualità di trovarsi parte di una rappresentazione di successo. Poco importa se la protagonista femminile del dramma verdiano Lucrezia Contarini prevista, l’attesa Marina Rebeka, sia stata sostituita da una nuova artista che, reduce da una Norma a Palm Beach, Marigona Qerkezi, si sta presentando al pubblico nazionale i internazionale come interprete interessante nel panorama delle voci drammatiche di agilità e nel repertorio più spinto, già pratica di questa scrittura sopranile del Verdi giovanile., imponendosi per un Lucrezia impulsiva e d’autorità. Scontato il successo quando, nelle vesti struggenti del doge Francesco Foscari, canta il beniamino di casa, il baritono Luca Salsi, originario delle colline parmensi che suddivide la sua carriera tra Milano Scala e Met New York. Mettiamoci anche un tenore, Luciano Ganci, che riesce da dare anima alle sfortune di Jacopo Foscari, figlio del doge. Non teme l'aria di sortita immediatamente al levar del sipario, risolta con voce squillante, riuscendo a superare quelle difficoltà vocali d'impeto che Verdi inserisce nei sui personaggi tenorili che, nella fase del periodo della "galera" sono ancora in cerca di una loro personalità sia drammatica che vocale. I cattivi sono tutti da una parte e ben identificabili nei componenti del consiglio dei Dieci, sommi reggitori della Serenissima, esemplificati da Jacopo Loredano, del basso Antonio Di Matteo, che intrigò per l'abdicazione del doge Foscari e della condanna all'esilio di suo figlio Jacopo. E il "Viva Verdi" era principalmente destinato ai due artefici della produzione: regista e direttore d'orchestra. Lo spettacolo non nuovo, si trattava di una ripresa del progetto che il regista Joseph Franconi Lee realizzò per il Regio di Parma ancora nel 2009, convince pienamente il pubblico per la sua riconoscibilità delle situazioni, costruito attorno ad una machina teatrale rotante a scomparsa poggiata su una gradinata che lasciava poco spazio ai movimenti degli artisti. L'essenzialità nello spazio scenico di William Orlandi è compensato dai suoi costumi che segnano l'epoca dogale e con un gioco di luci di taglio di Valerio Alfieri che segnano gli spazi di azione dei protagonisti. Del resto la trama dei Due Foscari, tratta dal dramma in versi di Lord George Byron, riporta una vicenda fosca della storia di Venezia, fatta di intrighi e di vendette per il potere. La struttura del libretto si presenta nelle sue forme chiuse che si succedono nelle sequenze dei quadri, non esiste azione e tutto ruota attorno al dramma di Francesco Foscari, nella sua dimensione politica e famigliare. Gli fanno da specchio la figura della nuora Lucrezia Contarini, intransigente nel non voler perdere il consorte, e del figlio Jacopo, che si perde nei suo deliri di innocenza. Carattere dell'opera resa con coerenza dalla direzione musicale di Matteo Beltrami, sottolineando i vari elementi che caratterizzano la scrittura verdiana, con la veemenza delle cabalette con le loro strette finali, i momenti di più lirici delle parti assegnate alla voce baritonale, gli inserti di impeto del coro diretto da Corrado Casati, senza cadere nella banalità di alcune frasi musicali come la scena delle danze dei gondolieri, con le coreografie di Raffaella Renzi, condotta con eleganza anche nella sua semplicità di costrutto. E proprio il bis nel momento finale, quell'aria affidata al doge spodestato "Questa è dunque l'iniqua mercede" ha sancito l'esito felicissimo di questa produzione che è riuscita di far entrare nell'immaginario musicale collettivo un'opera verdiana, considerata minore che a detta di Verdi stresso ebbe da definire I Due Foscari "…hanno una tinta, un colore troppo uniforme dal principio alla fine": ma parte integrante dell'evoluzione dello stile musicale e delle scelte drammaturgiche del compositore bussetano.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Lunedì, 13 Maggio 2024 18:39

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