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CURON/GRAUN - ideazione Filippo Andreatta, Paola Villani

Prima assoluta
OHT | Office for a Human Theatre
Progetto vincitore OPER.A 20.21
Musiche di Arvo Pärt
Fratres per quartetto d'archi
Fratres per archi e percussioni
Fratres per violino, archi e percussioni
Cantus in memory of Benjamin Britten
Ideazione Filippo Andreatta, Paola Villani
Direzione musicale Stefano Ferrario
Regia Filippo Andreatta
Scene Paola Villani
Luci William Trentini
Video Armin Ferrari
Regia del suono e video Federico Campana
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Coproduzione Office for Human Theatre,
Fondazione Haydn Stiftung, Centrale Fies

Trento, Teatro Sociale 23 febbraio 2018

www.Sipario.it, 25 febbraio 2018

Per un nuovo teatro musicale: tra Bolzano e Trento allestite per Opera 20.21 i due soggetti vincitori del concorso OPER.A 20.21 FRINGE. (Bolzano 22/24 febbraio 2018; Trento 23 febbraio 2018) senza voce e senza canto.

Un campanile residuo di una chiesa medievale che vigila su un paese sommerso dalle acque di un bacino idroelettrico creato nel 1950, e una leggenda, comune tra l'altro a tanti laghi alpini, di campane che, come fantasmi, risuonano ancora per esprimere il dolore di un paese scomparso.
È la storia del Lago di Resia in Alta Val Venosta e del paese che non esiste più Curon Venosta /Graun in Vinschgau, sommerso per dare spazio al lago artificiale di Resia, e ricostruito più in alto su terreni sottratti al bosco e all' alpe. La popolazione fu evacuata, risarcita con terreni e case del nuovo abitato. Ma campanile con le sue leggende rimangono lì, come sentinelle e testimoni di storia della vallata e emblema di un paesaggio violato.
Con "Curon / Graun – La storia di un paese affogato" di OHT – Office for a Human Theatre di Rovereto, coordinato dal giovane Filippo Andreatta, questa vicenda si è trasformata in una performance, risultata vincente insieme ad un altro progetto, Gaia di Gina Mattiello, e selezionati nel concorso OPER.A 20.21 FRINGE, dalla giuria internazionale presieduta da Eva Kleinitz e formata da Giorgio Battistelli, Hannah Crepaz, Barbara Minghetti, Axel Renner e Luca Veggetti.
L' iniziativa è stata intrapresa dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento per dare forme nuove alla musica e al teatro contemporanei a sostegno delle avanguardie artistiche giovanili under 35, mantenendo un occhio di riguardo nei confronti del pubblico e nella volontà di inserire la ricerca teatrale d'avanguardia nelle istituzioni accademiche. Certo c'è da chiedersi se ha senso rinnovare il teatro musicale togliendo proprio la parola e il canto perché il soggetto vincitore presentato a Trento faceva leva sull'assenza della parola di voce in scena e del canto.
Il progetto è curato da Officina for a Human Theatre, laboratorio di discipline di contaminazione tra teatro e arti visive, fondato da Filippo Andreatta, architetto formatosi al Politecnico di Milano e operativo a Rovereto dal 2008 attivo come di performer artistico/visuale. Interessante è il percorso creativo del giovane artista che lo porta a collaborare con la compagnia berlinese Nico and the Navigators fondata nel 1998 da Nicola Hümpel e Oliver Proske, gruppo teatrale che lavora sulla integrazione tra musica e azione teatrale e che ha al suo attivo collaborazioni di messa in scena al Festival d'Opera di Bregenz (Austria) come all'Opera di Stoccarda e dalla Deutsche Opern di Berlino con allestimenti scenici sperimentali denominati A Staged Concert indirizzati alla ricerca di interconnessione tra musica classica ,indipendentemente dal genere e dal tipo, e azione teatrale di sperimentazione.
Questa esperienza maturata in consessi formativi teatrali e istituzionali ha permesso a Filippo Andreatta di acquisire competenze di lavorare in stretta connessione con la musica e nella strutturazione di eventi in grado di far interagire emotivamente il pubblico. Nel caso di Curon /Graun, realizzato anche con la collaborazione del centro di produzione Centrale di Fies (Dro-Trento) non si può parlare di melodramma nella sua tipica accezione del termine, Andreatta stesso rimarca la scelta della mancanza di un testo e di voci umane. Lascia che siano "altre voci" a dare parola alle musiche di Arvo Pärt (Fratres e Cantus in memoria Bejamin Britten) per descrivere le suggestioni del paesaggio delle acque del lago di Resia che fanno da commento dell'istallazione visiva curata da Paola Villani.
Solo un testo scorrevole viene utilizzato per introdurre lo spettatore alla vicenda umana del luogo, per definire una rappresentazione della realtà che non necessariamente abbia bisogno della parola e del linguaggio per essere descritta. La volontà del progetto e quella di teatralizzare il paesaggio e ricostruire la percezione oggettiva dai diversi punti di osservazione per quello che un una immagine e un suono sanno restituire. La colonna sonora della performance sta proprio nella capacità che la visione degli elementi prescelti sa evocare suoni e parole nello spettatore. Ognuno avrà così un proprio campo di osservazione e di parole che potrà utilizzare per decodificare quale sia la sua percezione sonora.
L'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento condotta da Stefano Ferrario ha fornito la materia sonora, dando voce alle campane di Pärt del suo oratorio Fratres in una successione di tre variazioni sul tema svolto in tre tonalità diverse dapprima in formazione di quartetto al quale, si sono aggiunte le percussioni e in ultimo il violino solista che corrispondono a diversi momenti dell'esperienza visiva di scoperta e di incontro con la storia di Curon e del Cantus in memoria di Bejamin Britten. E a questo momenti sonori sono corrisposti i video, realizzati da Armin Ferrari, che Andreatta ha realizzato come accompagnamento visuale alla musica: un vasca trasparente che si riempie progressivamente dell'acqua fino a sommergere il modellino del campanile e il viaggio di scoperta di Curon/Graun lungo la strada che costeggia il Lago di Resia fino alla disvelarsi del campanile. Campanile che con Cantus in memoria di Bejamin Britten è diventato protagonista assoluto in una struttura realizzata da Paola Villani e disvelandosi attraverso un sapiente gioco di lui e ombre curate da William Trentini, immergendosi in una dimensione spirituale che riporta alle origini più profonde del teatro: il silenzio. Ottimo risultato per uno spettacolo di 50 min. e per un verso commovente per la sua semplicità di realizzazione nonostante le premesse del regista. Successo della serata al teatro Sociale di Trento con la presenza di giovani e di una rappresentanza della Val Venosta che con il suo portavoce il custode della memoria del vecchio Curon ha rievocato i momenti tragici dello sgombero e del progressivo innalzamento dell'acqua lungo le pendici della vallata. Certamente qualche inserimento di vecchie immagini tra l'altro riportate nel programma di sala avrebbe reso più struggente il trapasso dal passato al presente della storia di una comunità.
La rappresentazione si è concluso con una breve intervista ai protagonisti della produzione condotta dal critico musicale Alessandro Cammarano in compagnia di Stefano Ferrario, direttore del complesso musicale.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Domenica, 25 Febbraio 2018 11:45

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