Dramma giocoso in due atti K 527
Libretto di Lorenzo Da Ponte
dal dramma Elburlador de Sevilla y convidado de piedra di Tirso de Molina
attraverso il libretto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giovanni Bertati per Giuseppe Gazzaniga
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Direttore Salvatore Percacciolo
Regia Francesco Esposito
Personaggi principali e interpreti
Don Giovanni Vittorio Prato | Davide Fersini
Donn'Anna Annamaria Dell'Oste | Federica Alfano
Don Ottavio Francesco Marsiglia
Il Commendatore Francesco Palmieri
Donn'Elvira Esther Andaloro | Diana Mian
Leporello Gabriele Sagona | Francesco Verna )
Masetto Giulio Mastrototaro
Zerlina Manuela Cucuccio
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO MASSIMO BELLINI
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Maestro al cembalo Paola Selvaggio
Allestimento del Teatro della Fortuna di Fano
Catania, Teatro Massimo "Bellini" dal 13 al 20 ottobre 2017
Mi capitò qualche tempo fa di imbattermi su un social nella considerazione di un noto cantante lirico: "Ogni volta che ripasso il Don Giovanni mi sembra sempre più lungo."... E detto da una voce fuggita da seno autorevole non può che rispecchiare la verità. E' anche per questa sua "lunghezza" che il Don Giovanni di Mozart è un opera difficile da mettere in scena. Ma specularmente è automatico che se l'opera mozartiana sia debitamente "retta" in buca e sul palcoscenico lo spettatore ne riceva uguale sensazione e "regga" anch'esso con piacere l'intero capolavoro.
Non esiste, purtroppo, una ricetta, ma l'alchimia innanzitutto parte dal golfo mistico. Sul golfo mistico governa un nocchiero che ha un compito improbo: quello di far rivivere i tempi, le dinamiche, la brillantezza che sono insiti nell'opera del genio. Dunque il direttore d'orchestra è da considerarsi il primo, se non il principale, artefice della riuscita di un Don Giovanni godibile.
Al Teatro Massimo "Bellini" di Catania, il 13 ottobre 2017, il M° Salvatore Percacciolo ha dato prova di saper gestire con passione e competenza il bandolo di una matassa così intricata, raccolto direttamente dalla bacchetta e dalla scuola impareggiabile, nonché dalla personale stima del grande Lorin Maazel.
Il M° Percacciolo ha tenuto una direttrice di grande cura dei tempi, intenzionalmente e lievemente più meditati in alcune parti, e delle dinamiche; di supporto incessante agli interpreti nella sentita coordinazione tra buca e palcoscenico, districandosi anche nei colori orchestrali raffinatissimi e nelle sottolineature drammatiche che sono parse essere decisamente nelle sue corde, anche se il suo temperamento emergeva soprattutto nei momenti in cui si sfiorava il tragico.
L'ottima orchestra del Teatro Massimo Bellini lo ha seguito con le capacità di una compagine di tradizione, mantenendo sotto la sua guida anche un volume adeguato alle voci sul palcoscenico.
Il Don Giovanni di Vittorio Prato era espressivo, preciso, elegante, ma dal timbro non adeguatamente scuro, né dalla proiezione pregnante. Dal Leporello di Gabriele Sagona, al debutto nel ruolo, anch'egli ben calato nella parte, ci si sarebbe aspettata maggiore robustezza timbrica.
La donna Elvira di Diana Mian, che ha sostituito l'indisposta Esther Andaloro, ha sostenuto il ruolo in maniera adeguata e gradevole. Ugualmente gradevole e dotata di squillo, la donna Anna di Annamaria dell'Oste, mentre la graziosa Zerlina di Manuela Cucuccio avrebbe necessitato di minore levità complessiva.
Corretto il Masetto di Giulio Mastrototaro; gradevole e ben sostenuto nelle agilità il Don Ottavio di Francesco Marsiglia, dal quale non si sono ascoltati, però, dei piano tecnicamente altrettanto ben appoggiati. Plateale il Commendatore di Francesco Palmieri, dal vibrato largo e dall'emissione non sufficientemente scura.
Ma, a prescindere dalle singole caratteristiche vocali, tutti gli interpreti erano scenicamente apprezzabili e ben calati nei rispettivi ruoli e dunque hanno fatto debita parte di un insieme che si è distinto soprattutto nei concertati. Seguiti con intensa partecipazione dal M° Percacciolo, gli interpreti di questo Don Giovanni catanese, tutti giovani e comunque promettenti, sono stati capaci di produrre un'esecuzione complessiva di ammirevole puntualità e gradevolezza.
Anche il coro diretto da Gea Garatti Ansini si è mostrato all'altezza, vocalmente e scenicamente, nei brevi interventi ad esso destinati; e grande parte visiva hanno avuto i mimi che hanno animato la produzione dall'inizio alla fine.
Il tema delle maschere fuse con i volti, delle rose rosse in gabbia, sulla scena movimentata, come prima accennato, anche dalla accorta e ben studiata presenza di comparse, ha fatto sì che questo Don Giovanni si presentasse gradevole pure a vedersi; il che si riallaccia al discorso iniziale della godibilità del capolavoro mozartiano.
Abile dunque la regia di Francesco Esposito, nella produzione del Teatro della Fortuna di Fano, studiata e meditata pure nella simbologia, che ha tenuto desta l'attenzione del pubblico anche circoscrivendo il mondo del protagonista in un'ellisse, creando una passerella che circondava il golfo mistico.
Tutta l'area delle barcacce e quella prospiciente la prima fila era dunque spesso popolata dai personaggi mozartiani, che si muovevano a contatto con gli spettatori, pur rimanendo intenzionalmente confinati nel proprio mondo così ben immaginato e descritto, vestiti dai ricchi costumi dello stesso Esposito, anch'essi coerenti ed efficaci.
Su una piattaforma irta di botole e trabocchetti e molto ben integrata nelle scene semplici e d'effetto di Mauro Tinti, arricchite dalle sculture semoventi e anch'esse simboliche di Franco Armieri e ben illuminate da Bruno Ciulli, si è snodata la vicenda celeberrima, con un occhio alle maschere della Commedia dell'Arte, che godeva di ampi richiami.
Positivo il riscontro del pubblico delle prime catanesi, esperto, competente, e mai incline a farsi sfuggire pregi e difetti delle produzioni del proprio amatissimo Teatro.
Natalia Di Bartolo