Musica di Ludwig van Beethoven
Don Fernando Nicolò Donini
Don Pizarro Lucio Gallo
Florestan Daniel Frank
Leonore Magdalena Hanna Hofmann
Rocco Petri Lindroos
Marzelline Anna Maria Sarra
Jaquino Sascha Emanuel Kramer
Due prigionieri Andrea Taboga, Tommaso Norelli
Orchestra, coro e tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Asher Fisch
Maestro del coro Alberto Malazzi
Regia Georges Delnon
Scene Kaspar Zwimpfer
Costumi Lydia Kirchleitner
Luci Michael Bauer
Video fettFilm
Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna con Staatsoper Hamburg
Teatro Comunale di Bologna, 14 novembre 2019
Fidelio, unica e sofferta opera di Beethoven, è la rappresentazione teatrale del suo credo, profondamente illuminista, della libertà intesa come ideale alto e comune. In quest'opera, in cui un uomo ingiustamente incarcerato, Florestan, viene liberato dalla moglie Leonore, introdottasi nel suo luogo di detenzione sotto le mentite spoglie di Fidelio, la contrapposizione non è semplicemente tra bene e male, ma tra etico e immorale.
Nel trentennale della caduta del muro di Berlino l'intenzione del regista svizzero Georges Delnon è di giocare su questa analogia. Nella nota di sala è scritto che Delnon muove dai concetti di libertà e verità e dalla lotta per essi, il regista afferma infatti che l'opera di Beethoven "può esser vista come un archivio di queste fasi di sconvolgimento della storia tedesca", un lavoro quindi dove ogni generazione ha potuto riconoscere il proprio momento storico. Per la scenografia Kaspar Zwimpfer ha scelto di basarsi su una sola scena fissa, sullo sfondo una boscaglia, in perfetta sintonia con la recitazione, che risulta totalmente statica. La direzione di Asher Fisch inizia nell'ouverture con buon temperamento, tempi incalzanti e buona ricerca cromatica, ma non riesce sempre a portare l'orchestra al dinamismo che l'opera richiede. Il risultato è stato un suono trattenuto che non ha lasciato che il respiro della partitura si evolvesse con il procedere della narrazione musicale, complice certamente la mancanza di familiarità dell'orchestra bolognese con questo repertorio. Neanche il finale ha comunicato l'esplosione di tripudio che ci si aspettava.
Non molto più appagante il cast. Magdalena Hanna Hofmann voce di "bellezza oscura e tono brillante" interpreta per la prima volta i panni della protagonista di Fidelio, Leonore. Questo soprano, il cui repertorio comprende alcune delle grandi eroine del repertorio tedesco e slavo, nonché ruoli di Mozart e musica moderna, si muove bene nella parte, anche se i gravi risultano privi di smalto e gli acuti poco convincenti. Non si può negare tuttavia la capacità di cogliere l'essenza del personaggio e un'interpretazione convincente. Il suo timbro convince e si distingue soprattutto nei pezzi d'assieme. Daniel Frank, più frequentemente impegnato in ruoli wagneriani, alle prese con Florestan sembra al limite della sua vocalità e sforza palesemente tutti i registri. Lucio Gallo invece affronta il ruolo di Don Pizarro col giusto piglio e una convincente caratterizzazione. Il timbro lucido e il registro acuto ben tenuto, nonché un buon volume caratterizzano il lavoro di precisione profuso sugli accenti di questo personaggio. Convenzionale ma corretto il personaggio di Rocco reso da Petri Lindroos, grazie alla voce ampia e possente. Non memorabile ma efficace il personaggio Jaquino, cui ha dato voce, sicura e corretta, Sascha Emanuel Kramer. Buona ma non all'altezza di altre interpretazioni la Marzelline di Anna Maria Sarra, di discreto spessore. Il Don Fernando di Nicolò Donini è abbastanza convincente. Ottimi infine i due prigionieri interpretati da Andrea Taboga e Tommaso Norelli, membri del Coro del Teatro Comunale, che preparato da Alberto Malazzi, si mostra sicuro, nonostante le chiare difficoltà di fronte ad un repertorio non congeniale, che lo obbliga a limitarsi per garantire l'equilibrio con l'orchestra. In conclusione un'esperienza non indimenticabile, eccezion fatta per Leonore-Fidelio e Don Pizzarro, delineati con sufficiente attenzione.
Il pubblico risponde con cortese generosità e meritati applausi per Lucio Gallo.
Giulia Clai