Rapsodia satanica
Film di Nino Oxilia (1916)
Restauro a cura della Cineteca di Bologna. Musiche originali di Pietro Mascagni
Edizioni Curci srl. Revisione di Marcello Panni
Gianni Schicchi
Opera in un atto di Giacomo Puccini. Libretto di Gioacchino Forzano (1918)
Edizioni Casa Ricordi, Milano
Direttore d'Orchestra, Valerio Galli
Regia, Rolando Panerai
Assistente alla regia, Vivien A. Hewitt
Scene, Enrico Musenich
Costumi, Vivien A. Hewitt
Luci, Luciano Novelli
riprese da Angelo Pittaluga
Direttore d'Orchestra, Valerio Galli
Gianni Schicchi, Federico Longhi
Lauretta, Serena Gamberoni
Zita, Sonia Ganassi
Rinuccio, Matteo Desole
Gherardo, Aldo Orsolini
Nella, Francesca Benitez
Gherardino, Vittorio Farinella / Michela Gorini
Betto di Signa, Enrico Marabelli
Simone, Luigi Roni
Marco, Marco Camastra
La Ciesca, Elena Belfiore
Maestro Spinelloccio, Matteo Peirone
Ser Amantio di Nicolao, Matteo Peirone
Pinellino, Davide Mura
Guccio, Giuseppe Panaro.
Genova, Teatro Carlo Felice 13 aprile 2019
Storie infernali al Teatro Carlo Felice di Genova
Di buone intenzione è lastricata la via per l'inferno. Si puó riassumere con questo motto popolare ció che ha allestito il Teatro Carlo Felice di Genova in questo fuori programma di stagione. L'annunciato musical di Andrew Lloyd Webber, Sunset Boulevard, per mancata concessione di diritti è stato sostituito anche in maniera veloce con un dittico alquanto anomalo formato dal film Raspodia satanica di Nino Oxilia, con colonna sonora di Pietro Mascagni (1916) e dall'atto unico Gianni Schicchi di Giacomo Puccini estrapolato dal suo Trittico (1917), ripresa del consolidato allestimento per la regia di Rolando Panerai. L'impressione potrebbe essere quella di una idea assemblata a caso all'ultimo momento, con progetti che singolarmente hanno avuto una loro circolazione, ma diamo atto che metterli assieme ha dato il senso, forse anche inconsapevole, di una unitarietà di proposta: storie infernali sia il film di Oxilia che il Gianni Schicchi pucciniano. Rapsodia Satanica riprende il tema della ricerca dell'eterna giovinezza con la diva, genovese, Lyda Borelli, novella Faust che vende l'anima al diavolo per riottenere giovinezza e amore; la storia di Gianni Schicchi, recuperata dai gironi infernali, danteschi, che ci presenta un folleto truffatore e inventore di burle della Firenze medievale, finito all'inferno per essersi sostituito a redigere il testamento del defunto Buoso Donati. Storie desunte da contesti culturali assai diversi ma riuniti nella contiguità di date e dalla sperimentazione che in esse posero i loro compositori. Per Mascagni significava creare una composizione per un film, contribuendo cosí a far uscire il cinema di allora dall'ottica di officina di intrattenimento ad arte globale in movimento, colossal e fucina di dive. Lo aveva fatto anni prima Camille Saint - Saens con L'assassinio del duca di Guisa un film di André Calmettes del 1908, lo farà ldebrando Pizzetti per Cabiria di Pastrone e seguiranno le musiche per i film epici della cinematografia sovietica di Prokofiev. Suggestivo il recupero della pellicola restaurata che ci fa assaporare gesti scenici e ritmi teatrali di altri tempi come suggestiva è stato il supporto musicale dell'Orchestra del Carlo Felice di Genova diretta da Valerio Galli. La conduzione è stata capace di allinearsi al minutaggio della pellicola che significa una adeguata lettura sia della partitura che del film ma sopratutto il merito di Galli è quella di aver offerto una lettura misurata e equilibrata, ma sopratutto fluida, della composizione di Mascagni che presenta una scrittura frammentata, ritmica, a sostegno dell'azione drammatica, a quadri. ricca di citazioni musicali, tra Chopin, Liszt e quant'altro si circolava in Europa in quegli anni di guerra e di creatività. In quegli stessi anni Puccini procedeva alla composizione del Trittico di cui Gianni Schicchi costituisce il quadro comico. La regia del maestro Rolando Panerai aderisce pienamente all'ambiente di una Firenze medievale: pochi elementi in scena, a cura di Enrico Musenich, un letto a baldacchino un baule con diversi usi, le visioni cromatiche della città, protagonista non secondaria a cui Puccini dedica tre momenti, in quel contesto cronologico trecentesco reso ancora piú marcato dai costumi di Vivien A. Hewitt. Nella rappresentazione vista sabato 13 aprile, in scena il cast principale con Federico Longhi come protagonista che offre un Gianni Schicchi ironico, cantato nella misura in cui riesce ad esprimere la comicità del personaggio senza cadere nell'esuberanza della farsa. Regia e direzione musicale che si sono ritrovate anche nella gestione di tutto il complesso artistici senza creare istrionismi isterici, ma caratterizzando ogni singolo personaggio come la Zita di Sonia Ganassi o il Simone, podestà di Fucecchio, di Luigi Roni, grande interprete di un passato non remoto capace di dare voce e aspetto e dignità al al suo personaggio. Assieme all'esuberanza amorosa della coppia Rinuccio e Lauretta di Mattea Desole e Serena Gamberoni brillanti nella loro vocalità ed espressività giovanile. Lavoro corale in cui anche i comprimari hanno avuto una loro connotazione interpretativa degna di nota come la locandina ce li riporta. Applausi calorosi di stima per tutti gli artefici, purtroppo da un pubblico non molto numeroso sparso nella grande platea del Teatro. Forse uno sforzo di immaginazione e un maggior consapevolezza nella programmazione avrebbe potuto avuto altri esiti di pubblico puntando anche su una offerta didattica come progetto interdisciplinare in una ottica di divulgazione musicale.
Federica Fanizza