di Arthur Honegger
Direzione musicale: Kazushi Ono
Regia: Romeo Castellucci
Direttore del coro: Christophe Talmont
Giovanna D'Arco: Audrey Bonnet
Fraste Domenico: Sebastien Dutrieux
La Vergine: Ilse Eerens
Margherita: Tineke Van Ingelgem
Caterina: Aude Extremo
Bruxelles, La Monnaie dal 5 al 12 novembre 2019
Questa Jeanne D'Arc di La Monnaie conferma qella che era un'impressione: che Castellucci, il meglio, lo abbia già dato. A Bruxelles, Romeo Castellucci aveva allestito, nel 2012 uno splendido Parsifal, accolto con entusiasmo. E, in Belgio, divenne un mito. Poi, qualche anno dopo, mise in scena un discreto Flauto Magico, con una grave caduta di stile: mentre l'azione l'azione si svolgeva, su uno schermo compariva una malata ridotta allo stato vegetale nel suo letto d'ospedale sottoposta per 3 ore all'ascolto del capolavoro di Mozart. Qualcuno salutò l'idea come un guizzo di genio. A me parve francamente balzana e di cattivo gusto. Ora corre la sua Giovanna d'Arco. Che dire? Sicuramente Castellucci è da difendere contro chi (l'associazione Pro Europa Christiana, ad esempio) lo ha accusato di 'pornografia'. Chiedendo, per di più, il ritiro dell'opera. Come accadeva fino a un paio di secoli fa. Ma al di là del truculento oscurantismo di frange di ultras cattolci che metterebbero il bavaglio anche a Cristo, se tornasse, occorre dire che in quest'opera di Honegger Castellucci è andato un po' per la sua strada. Pericolosamente in bilico tra banalità e cerebralismo. Per depurare il suo personaggio, Giovanna, dell'uso che ne è stato fatto (eroe dei clericali, ma anche dei nazionalisti, dei rivoluzionari e persino dei proletari lungo tutta la storia della Francia) e anche obbedendo alla scelta di Paul Claudel di spogliare l'eroina delle sue più o meno legittime appropriazioni, Castellucci ha avuto l'idea di spogliare letteralmente, a metà della azione scenica, la eroina (e santa). Ma cominciamo dal principio. Il sipario si apre su una scolaresca tutta intenta a eludere la sorveglianza di un insegnante che vigila inutilmente a che gli studenti osservino la disciplina. Poi, finito il compito al quale sono intenti, suona la campanella, i ragazzi escono e compare un uomo, il bidello avresti detto, che prima si mette a pulire svogliatamente il pavimento, poi, sempre più freneticamente si mette a trascinare via banchi e sedie, strappa via anche la lavagna, fino a rimanere da solo (e sfinito) sulla scena. L'operazione prende un buon quanto d'ora, un quarto d'ora di silenzio interrotto solo dai tonfi degli oggetti trascinati via, e quando finalmente l'orchestra comincia a suonare, pian piano si capisce che l'uomo non è un bidello, e neanche un uomo, ma è propro lei, Giovanna d'Arco, che si prepara al supplizio del rogo. E preparandosi, ripercorre le tappe che la hanno portata fin li'. Perché nessun orpello faccia più velo alla densità del personaggio, Jeanne, come si diceva, rimane nuda sulla scena. Nuda e sola: i solisti sono stati relegati dietro le quinte e il coro in piccionaia. Audrey Bonnet, Giovanna, non è una cantante ma una attrice. Perciò non canta, recita. Ma è un recitare molto vicino al canto, superba per intensità e per modulazione di voce. La Bonnet è un'attrice carismatica. La decisione di Castellucci di evacuare la scena di cantanti e coro le carica sulle spalle il peso di tutto lo spettacolo. E lei lo regge benissimo: grande attrice. In chiusura l'ultima idea di Castellucci: quando tutto è consumato e Giovanna si accascia al suolo, la polizia – chiamata dal frate domenicano – forza la serratura e irrompe sulla scena per accertare i fatti: la vicenda che ha solcato tutta la storia di Francia si conclude con un atto poliziesco e burocratico. Applausi per tutti. Non saprei se anche per Castellucci, che del resto era assente.
Attilio Moro