Fiorella Mannoia in concerto
con i musicisti Claudio Storniolo tastiere, Diego Corradin batteria, Luca Visigalli basso,
Max Rosati chitarre, Alessandro DOC De Crescenzo chitarre, Carlo Di Francesco percussioni e direzione musicale
rassegna Asiago Live
Asiago (Vicenza), Piazza Carli 10 agosto 2022
Sarebbe da intitolare le versioni di Fiorella Mannoia questo tour della cantante romana che sta girando l’Italia in lungo e in largo, con una scaletta di una ventina di brani e diverse cover. Versioni un po’ diverse, appunto, le sue versioni. La cantante sceglie tra i numerosi brani del proprio repertorio, e quelli di alcuni amici e colleghi di grande rilievo e di grande fama, come Dalla, Zero, Massimo Bubola, alcune canzoni che l’hanno ispirata e che ama proporre al suo pubblico in questa veste di “rivisitatrice”, passate il termine, dando un proprio sguardo alle composizioni. La caratura dell’interprete è importante, il gruppo musicale che la accompagna, soprattutto nelle parti ritmiche e nei suoni delle chitarre è impeccabile, il sound proposto è insolitamente diverso negli arrangiamenti, una versione, appunto, nuova, diversa anche se non proprio in tutto. La Mannoia sa di contare su un pubblico vasto che la ama e la segue, e si diverte a elaborare le canzoni con savoir faire, partendo da “Padroni di niente”, testo per alcuni versi toccante che non può lasciare indifferenti, a cui fa seguire “I treni a vapore” dell’amico e collega Ivano Fossati, eliminando quasi del tutto quell’andamento ferroviario, ritmico, dell’originale. La Mannoia conferma una gran bella voce, fondamentale, e con questa va avanti in un percorso consolidato. La serata continua con “Combattente”, per lasciare spazio poi a “io vivrò senza te”, brano storico di Lucio Battisti, poi “Nessuna conseguenza” “Il peso del coraggio”. Mannoia ricorda i suoi colleghi con grande affetto, ricordando la loro grandezza, “…quando sono così grandi non si può non far loro un omaggio”. Il pubblico in platea è numeroso, e generoso, e le tributa applausi su applausi, mentre l’appuntamento musicale continua con “Amore fermati”, uno storico brano di Fred Bongusto, “Cercami”, una delle più belle canzoni di Renato Zero, e la splendida, affascinante “Cara” di Lucio Dalla, che la cantante esegue in modo del tutto naturale e perfetto. Poi si volta, si torna alle proprie canzoni da “Si è rotto”, “Come si cambia”, “Perfetti sconosciuti”, che a suo tempo fu il brano finale del film omonimo del regista Paolo Genovese, un film che ebbe moltissimo successo e che fu realizzato in diverse lingue diverse nel mondo, cosa che la rende giustamente orgogliosa, come parte collaborativa, come dice lei. La voce, come detto è ottima, e non sussulta nemmeno un po’ nonostando la temperatura fresca della montagna, “un po’ di refrigerio che ci fa solo bene dopo tutto questo caldo, ma adesso andiamo al Sud e lì ci scalderemo di nuovo”, dice. E’ una bella serata estiva, una bella serata di musica che inanella ancora diversi brani mischiando la propria produzione con il resto: “Quello che le donne non dicono” di Ruggeri, “La casa in riva al mare” di Lucio Dalla, il capolavoro di Fabrizio de Andrè “Princesa”, “Sally” di Vasco Rossi, con molti dei finali di queste canzoni che vanno a rientrare. La cantante non è l’unica quest’anno che abbiamo visto fare così, potrebbe essere una nuova tendenza per arrivare al succo e tralasciare un po’ il surplus dei brani, chissà. Dopo un paio d’ore di musica e conversazione con il suo pubblico, la Mannoia arriva in dirittura d’arrivo con “Caffè nero bollente”, che ha sempre un fascino particolare, una ritmica di sensazione, e “Siamo ancora qui”. Ha voglia di giocare un po’ la cantante con gli spettatori, dicendo loro “adesso dovrei fare la pantomima di uscire, e poi rientrare per i bis, vabbè facciamolo”. Nei bis annunciati, quindi, con tanto di rientro anch’esso annunciato, la cantante romana ha più energia di prima, e intona “Generale” di de Gregori, altro brano storico e irremovibile dalla storia contemporanea della musica leggera italiana, a quanto pare. E conclude con “Che sia benedetta”, apologo sulla vita, e con “Il cielo d’Irlanda”, che Massimo Bubola scrisse nei primissimi anni Novanta, indovinato nel tempo. Anche qui l’arrangiamento è sorprendente, e sarebbe interessante capire cosa ne pensa l’autore. Il concerto si chiude con successo, Mannoia colpisce ancora. Francesco Bettin