tratto da un racconto di Dino Buzzati
scrittura teatrale di Michele Ainzara
con Ugo Pagliai, Paola Gassman
e con Roberto Petruzzelli, Roberto Vandelli, Dario Manera, Michela Ottolini, Paolo Bufalino
Regia Paolo Valerio
Scene Marcello Morresi, Assistente Scenografo Paolo Fantin, Costumi Chiara Defant
Musiche originali Antonio Di Pofi, Luci Enrico Berardi, Video Marco Millari, Coreografie Margarita Klurfan
Teatro Stabile di Verona in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto 2008
Sette piani per capire la vita, sette giorni per creare il mondo, così si dice. Quella di Buzzati è una tragica grottesca ilare metafora che passa dal vivere qutidiano dell'avv. Giuseppe Corte alla torbida spirale che, a causa di un quasi invisibile neo sotto l'occhio destro, lo travolge in un percorso tragico dove la sua volontà verrà distrutta dalla macchina divoratrice di una assurda clinica che ingoia l'essere umano. Una storia patafisica che nasconde in sé un messaggio significativo: l'uomo è in mano ad un destino oscuro che non sempre è in grado di gestire. Cerchiamo di sintetizzare la storia da cui è nata la riduzione teatrale di Michele Ainzara. Un semplice Uomo, avvocato, è imprigionato nella "gabbia d'amore", si fa per dire, della madre super protettiva, petulante, dominata da un egoistico sentimento. Elementi questi che impediscono al figlio di conquistare uno spazio, una vita tutta sua. L'amore di una donna che lui incontra ogni sabato al cineclub, per lui luogo di evasione, di sogni, pur con le dovute resistenze da parte del pauroso, diffidente avvocato, lo travolge in una passione di sensi. Si frequentano, fanno sesso. Bugie alla madre per trovare tempi e spazi per questa relazione vitale. L'ossessione di un furuncolino sotto l'occhio destro lo spinge ad affrontare una visita di controllo presso una clinica da cui, partendo dal settimo piano, precipiterà, di piano in piano, meglio di bolgia in bolgia, alla sua disumana distruzione.
Il regista Paolo Valerio ha messo in campo una molteplicità di linguaggi per rendere ben visibile l'universo creativo di Buzzati. Dal mondo pittorico ha preso le immagini più belle per creare sfondi, atmosfere, incubi visivi, paesaggi. Lo spazio teatrale è stato diviso in luoghi deputati con l'aiuto di funzionali tendaggi che fungevano sia da sfondo per le proiezioni, che da divisione dello spazio scenico. I cambi di scena da un padiglione all'altro avvenivano a ritmo di tango grazie agli stessi attori impegnati anche in figurazioni coreografiche, e con un sapiente ausilio delle luci. Forse qualche sfoltimento avrebbe giovato all'intero progetto registico multimediale.
Lo spettacolo si avvale di una buona squadra di interpreti su cui campeggiano Paola Gassman nel duplice ruolo della mamma e dell'amante e Ugo Pagliai che dà una valida e intensa dimostrazione attorale sull'intero percorso della metamorfosi del personaggio che si snoda dal brillante al tragico. Molto bravo. Anche la giovane attrice Michela Ottolini ha dato prova di eclettica versatilità. Giusto menzionarli tutti poiché hanno dato totale disponibilità al disegno del regista: Roberto Petruzzelli, Roberto Vandelli, Dario Manera, Paolo Bufalino. Scene essenziali e funzionali di Marcello Morresi; così dicasi dei costumi di Chiara Defana. La prima al teatro Carcano di Milano avrebbe meritato più partecipazione numerica di pubblico, se non altro verso un nome come Buzzati. Applausi a scena aperta e molto intensi alla fine.
Mario Mattia Giorgetti