liberamente tratto da "Le solitarie" e da altre opere di Ada Negri
Di: Elsa Bossi, Alberto Braida, Piera Rossi
Voce: Elsa Bossi
Musiche al pianoforte: Alberto Braida
Costumi e oggetti: Monica Zucchelli
Mise en éspace: Piera Rossi
Produzione: Teatro alle Vigne
Lodi, Teatro alle Vigne, dal 4 al 6 maggio 2018
Elsa Bossi si conferma l'attrice incontrastata in grado di coinvolgere con la sua voce e il suo pathos il pubblico devoto nel silenzio del palcoscenico. Un viaggio apparente, tra prosa e note, nell'immaginario di Ada Negri che trova in Piera Rossi, già direttrice del Teatro alle Vigne, terreno fertile produttivo nella stagione 2017-2018, con protagonisti due artisti lodigiani, Elsa Bossi e Alberto Braida. Pagina dopo pagina l'argomentazione si addentra nella sua letteratura e nella sua poesia con luci e ombre, gioie e dolori, virtù e vizi di un tempo ormai perduto ma che si staglia ancora vivido nell'attualità odierna. Uno spettacolo incastonato al pari di un gioiello prezioso custodito nella scatola magica dei beni più cari. Sul palco lei, la presenza sfumata di Ada Negri, lodigiana di nascita, intensa e strepitosa nel lanciare messaggi da cogliere per poterli rivivere, ad uno ad uno, con il proprio vissuto. La voce di Elsa Bossi, i suoi gesti ammiccanti, il suo accennare ora ad un grido, ora a languidi ritmi, il suo prendere metaforicamente per mano il pubblico e condurlo, con fascinosa semplicità, si pongono come autentico viaggio nell'universo della grande poetessa, solitaria e profonda conoscitrice delle storie femminili. Il lessico attoriale fa tutt'uno con il pensiero di Ada Negri che esprime una voce ora dolcissima e sussurrata, quasi ovattata, ora graffiante, ora affievolita, capace di generare imprevedibili emozioni ed intense implosioni. E il pubblico del Teatro alle Vigne, immerso in scena nell'attraente "mise en éspace" a diretto contatto con l'attrice, l'ha applaudita a lungo anche per lo spessore della ricerca storica nella scelta dell'espressione letteraria e ad una attenta partitura musicale di temperamento (firmata ed eseguita da Alberto Braida), legata ad un rapporto di improvvisazione-composizione con coloriture intrecciate ad ogni singola sillaba, una successione di note premonitrici dell'azione teatrale, capaci di elargire attimi pregni di approfondimento e riflessione. Gli astanti hanno apprezzato e percepito l'attitudine dei due artisti intenti a scavare introspettivamente, cesellando piccole narrazioni che appartengono a noi tutti, storie appena sfiorate, storie vissute, storie sentite, storie riverberate in sogno e storie d'inquietudine mai sopite. Grazie ad una dizione di perfetta caratura "Ada. La Solitaria" si trasforma in un cammino – andata e ritorno – in direzione del brumoso aldilà, il quale ha un suo inizio e una sua fine con la magia della suggestione teatrale, che grazie a Piera Rossi si è distinta per capacità tecnica nell'eseguire una serie di ornamenti virtuosistici. Le donne raccontate, pur lontane tra loro, si ritrovano nell'essenza e nella concatenazione dei brani, rievocando ma anche rinfacciando eventi legati all'intimo percorso personale: un mondo dove la vita e la morte si mescolano quasi in un'allegoria, un combattimento sempre sul confine della linea, come fossero antichi pupi siciliani in cui la parola si sostituisce alla spada e allo scudo e ad un tratto il tutto si confonde: morti e vivi, passato e presente, giovinezza e vecchiaia, peccati ed ingenuità. Oltre al raffinato uso sapiente della penna, Ada Negri aggiunge il vigore dei giorni nostri, anticipatrice nell'elencare il genere umano e a regolarne i suoi conti. Nei discorsi delle protagoniste emergono verità taciute e storie ormai dimenticate, costituendo minuscoli tasselli di un multiforme mosaico, narrato con ironia e dolore vivo, a tratti rigoglioso ma anche bruciante, di un qualcuno o un qualcosa perso per sempre. Risate, urla, sberleffi, accuse, sogni, rimorsi, scuse, abbracci, sofferenze e pianti in una sorta di ricordo collettivo sui sentimenti, che quasi per incanto compaiono oniricamente nell'infondere agli animi turbati delle sue eroine una sorta di pacificazione. La prosa di Ada Negri, lodigiana di nascita, è foriera di una continuità, un'onda d'urto emozionale in grado di placare e riassorbire, senza degenerare nei suoi molteplici aspetti per vivere l'assenza, a proprio modo. Nel finale, tra la vita e la morte, si celebra un amore eterno, più resistente e intenso di ogni separazione, il quale riesce ad urlare, in un melodioso cantico intrinseco, un universo femminile di rara e naturale bellezza. "Ada. La Solitaria" si rivela un evento di assoluta intensità ed intelligenza in quanto non è necessario aver studiato per ascoltare la poetica "voce" della "Vergine Rossa". Basta sentirla e amarla. Nel suo pensiero si trova un aiuto all'esistenza. Lei parla di noi e usa il nostro medesimo vocabolario. Anzi, parla esattamente come vorremmo parlare noi."
Michele Olivieri