di Carlo Goldoni
Regia: Jurij Ferrini
Scene: Carlo De Marino
Costumi: Alessio Rosati
Interpreti: Jurij Ferrini, Elena Aimone, Sara Drago, Barbara Mazzi,
Rebecca Rossetti, Beatrice Vecchione, Angelo Tronca,
Matteo Alì, Raffaele Musella, Lorenzo Bartoli
Produzione: Teatro Stabile di Torino
Genova, Teatro della Corte, dal 18 dicembre al 7 gennaio 2018
Grande successo per la rappresentazione genovese del capolavoro goldoniano firmata dalla regia di Jurij Ferrini. Fedelmente all'idea originale di Goldoni l'affresco storico cede il passo alla parola come protagonista prevalente su tutto il resto. La regia di Ferrini, nel ruolo anche del coadiutore Isidoro, sublima ancora di più il messaggio goldoniano con un uso sapientissimo di parola, azione scenica e comicità. Ferrini e gli altri dodici attori in scena mostrano una preparazione ed una applicazione alla causa teatrale fenomenale. La messinscena è geniale innanzitutto per la scelta registica di rompere inizialmente la quarta parete quando Ferrini, in veste di se stesso, si presenta con la funzione reale di regista dello spettacolo. Dopo le prime fasi di immersione di attori e pubblico nel testo, facilitato dal dialogo iniziale tra compagnia e pubblico, l'immersione dei due elementi nello spettacolo si fa totale, pur non diventando mai una rappresentazione in costume. Emerge così, anche grazie alla traduzione dalla lingua veneta di Natalino Balasso, l'attualità e la comicità ancora prorompente di uno spettacolo andato in scena per la prima volta nel 1762. La scelta di Ferrini di dare inizio ad una scena contemporanea che si innesta in un classico del teatro si dimostra vincente, marcando la grandezza del testo. Anche gli inserti musicali presi dalla discografia del genovese Fabrizio De Andrè non stonano nel corso dello spettacolo, anzi ibridano teatro e musica in un esempio di arte totale. Se Ferrini, nel ruolo di regista e di attore si conferma una delle figure più preparate, i giovani attori che inscenano le baruffe, i litigi, le risse fisiche e verbali e i rappacificamenti finali si dimostrano autentiche perle di talento. Lo spettacolo così concepito e ininterrotto per le quasi due ore di durata richiede a questi attori continue performances senza soluzione di continuità, fatte di battute comiche e sincroniche, cambi di scena in vista oltre a dinamicità espressiva e fisica. Questi elementi portano gli attori a essere sempre imprescindibili alla scena e ad essere in un unico momento i protagonisti indiscussi della scena. Per questo motivo, oltre a Ferrini, è difficile citare uno o più di questi attori come emergente sugli altri. Sicuramente irresistibile è l'interpretazione di Barbara Mazzi nei panni di Orsetta e quella di Angelo Tronca in quelli di Padron Fortunato che recita in divertente grammelot chiozzotto. Rimane comunque un esercizio difficile e quasi forzato citare un attore a scapito di un altro: l'intera compagnia teatrale ha deliziato un pubblico sempre avvinto dalla vicenda grazie ad un ritmo impeccabile e ad interpretazioni molto più che convincenti. Gli scroscianti applausi finali hanno testimoniato senza alcun dubbio l'apprezzamento per il testo, la regia e la convincente interpretazione dell'intera compagine.
Gabriele Benelli