di Rafael Spregelburd
traduzione Manuela Cherubini
regia Jurij Ferrini
con Arianna Scommegna, Jurij Ferrini, Simona Bordasco, Roberta Calia, Lucia Limonta,
Elisabetta Mazzullo, Viola Marietti, Francesca Osso, Michele Puleio, Dalila Reas
scene e costumi Anna Varaldo
luci Alessandro Verazzi
suono Gian Andrea Francescutti
assistente regia Carla Carucci
tirocinante dell'Università di Torino / D.A.M.S Martina Benci
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
debutto nazionale Teatro Gobetti Torino maggio/giugno 2024
Jurij Ferrini dichiara apertamente il suo innamoramento per Spregelburd. E’ al suo secondo titolo, dopo Lucido, ora con la complicità del Teatro Stabile di Torino ha allestito Il panico, con un bel cast ed una scenografia comme il faut. Spregelburd è drammaturgo ancora molto da scoprire. Lascia una traccia negli spettatori, sensazioni in apparenza sconclusionate nonostante si tratti di autore colto e impegnato a sviscerare i garbugli del quotidiano. Quasi Borges, infatti è argentino, ha una mole di conoscenze che catapulta sul palcoscenico amalgamando vero e fittizio e narrando vicende surreali. Il riferimento per Il panico è Hieronymus Bosch. Oggettivamente difficile scorgere la relazione tra il panico e l’accidia. Tant’è. L’ansia coeva provocherebbe azioni abortite. Tra i filamenti del testo si scorgono queste trottole impazzite in un vorticare nullafacente. Sul palco insieme personaggi vivi e personaggi morti. Il morto ha lasciato una cassetta di sicurezza di cui si è persa la chiave, ma la burocrazia vorace nega una seconda possibilità e la chiave smarrita non si ritroverà, anzi, finirà, in bella vista per il pubblico, in un sacco di immondizia. La pièce, nella successione dei quadri esasperati, come sottolinea il regista ed interprete, è divertente (di particolare efficacia comica la seduta dallo psicanalista). Sarebbe tragica ma suscita il riso. Parla di morte e di eredità, di famiglie smozzicate, di vuoto del sentimento, di solitudini, ma è innervata di grottesco, che innesca la risata. Spregelburd è stato allestito in Italia da Luca Ronconi e il Festival delle Colline Torinesi nel 2011 e nel 2013 ne aveva ospitate opere originali. Testi distanti ancorché sempre acuminati. Ferrini ribadisce la grandezza dell’autore argentino pronosticandogli una tenuta millenaria. E si prende il gusto, via via, coraggiosamente e meritatamente, di allestirlo. Maura Sesia