prima assoluta
ideazione, drammaturgia, regia: Davide Iodice
Compagnia Scuola elementare del teatro/Conservatorio popolare per le arti della scena
con: Giorgio Albero, Gaetano Balzano, Danilo Blaquier, Federico Caccese, Stefano Cocifoglia,
Giuseppe De Cesare, Simona De Cesare, Patrizia De Rosa, Gianluca De Stefano, Paola Delli Paoli,
Chiara Alina Di Sarno, Aliù Fofana, Cynthia Fiumanò, Vincenzo Iaquinangelo,
Marino Mazzei, Serena Mazzei, Giuseppina Oliva, Ariele Pone, Tommaso Renzuto Iodice,
Giovanna Silvestri, Jurij Tognaccini, Renato Tognaccini.
Training e studi sul movimento: Chiara Alborino e Lia Gusein-Zadé
partner Campania Teatro Festival, Forgat ODV, Teatro Trianon Viviani.
Visto al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari il 30 maggio 2024
Primavera dei Teatri: a Castrovillari in prima assoluta, regia di Davide Iodice Ritorna il “cri cri” del grillo collodiano, che qui si muove a fatica sotto il peso di una grande croce a cui sono inchiodati i libri del sapere, quell’abbecedario moltiplicato che il burattino di legno aveva venduto per poter andare a teatro: spettacolo di intensa energia corale, “Pinocchio. Che cos’è una persona”, ideazione, drammaturgia e regia di Davide Iodice, visto in prima assoluta al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari, svela come sia possibile ridefinire l’identità individuale e di gruppo “attraverso il potere dell’arte”, uno dei motivi che guidano, con intelligenza, sensibilità, tenacia, la Scuola Elementare del Teatro, Conservatorio Popolare delle Arti Sceniche. Oltre venti i protagonisti, a fianco dei ragazzi con diverse forme di fragilità, genitori, amici, adulti che hanno imparato a mettersi in gioco cogliendo il potere di trasformazione del teatro e il piacere di stare sulla scena insieme. Valeria Ottolenghi
Più lieve la conquista di nuova autonomia facendo teatro insieme
“E dopo?”: ritorna la domanda in “Pinocchio - Che cos’è una persona”
E’ un diverso Pinocchio, che trova buffo quel se stesso di legno una volta diventato bambino, come l’adulto che guarda la propria immagine di quand’era piccolo e stenta riconoscersi. Ma è assurdo aspettare la metamorfosi. Faticoso, duro - ma a tratti anche affascinante, divertente se si è in gruppo a fare teatro - la conquista di una maggiore autonomia, sapendo però di poter contare sempre su qualcuno che segua, possa capire, intervenire. “E dopo?”: una domanda che torna. “Più volte in questi anni la figura del burattino Pinocchio ci è stato di ispirazione - spiega Iodice - da sempre ci siamo rivolti a lui come a un fratello simbolico dei ragazzi con sindrome di Down o di autismo, o Williams, o Asperger che compongono l’articolato gruppo di lavoro”.
Ci sono i conigli che aiutano, le maschere nere come in numerose illustrazione del libro di Collodi, la Fata Turchina di un azzurro fiabesco, mentre i ragazzi si trovano ad uno ad uno a indossare un lungo naso per le bugie dette da altri. “Una persona è un problema irrisolvibile”. Come il futuro. “La vita è respirare, il male non volersi bene”. La scena è in continuo movimento. Gli interpreti sono a loro agio, solo a tratti qualcuno si distrae, guarda quel pubblico che segue le azioni incantato. Impegno e gioia convivono: sono imprese complesse, di particolare efficacia alcuni interventi. Si avverte un accordo di fondo, una solidarietà costruita nel tempo che si trasmette agli spettatori: “Pinocchio è il diverso, è tutti i diversi, con la loro carica anarchica e dirompente”, con il bisogno sconfinato d’ascolto.
Sorprendente la sfilata con il ciuchino. Un movimento a processione con candele. Una sorta di teca intorno a cui correre. “Vorrei…”. C’è una commovente ironia in molti dialoghi, per quel che si riesce a fare, il tamburo a sottolineare alcune prove. E si può danzare. Ma arduo per qualcuno anche contare l’impegno di sette passi. “E dopo?”. L’interrogativo di tanti genitori. Il legno resta legno? Il testo nasce da un quaderno di lavoro di improvvisazioni, attività create in gruppo. Una drammaturgia costruita insieme, gli interpreti consapevoli della loro creazione dentro cui si avverte la condizione di libertà. “Pinocchio e l’intera compagine simbolica della favola sembrano incarnare tutte le caratteristiche di un’adolescenza incomprensibile e incompresa - spiega ancora Iodice - nel cui tormento si specchia una società di adulti in rovina”.
Il Grillo è un povero Cristo, quel cri-cri, l’inizio del suo nome sospeso a metà? Figure difformi che hanno desideri comuni che, per motivi diversi, sarà difficile possano essere esauditi. Fragilità che sono del singolo ma a cui deve poter rispondere la collettività. “Pinocchio. Che cos’è una persona” è finzione teatrale, con simboli, parole e gesti scelti drammaturgicamente, ma in un forma che intensifica meravigliosamente tante verità nello sforzo di andare avanti, figli, genitori, così preziosa l’esperienza della scena. Applausi scroscianti, colmi di ammirazione. Bravissimi tutti.