di Israel Horovitz
traduttore Mariella Minozzi
adattamento Andrea Quacquarelli
regia Jurij Ferrini
con Jurij Ferrini, Francesco Gargiulo, Rebecca Rossetti
assistente alla regia Lia Tomatis
tecnico di regia Anna Montalenti
Progetto u.r.t. – Ovada (AL)
prima nazionale al
Torino Fringe Festival Invasioni Teatrali dal 7 al 17 maggio 2015
In uno spazio acquerellato cilestrino si assapora del buon teatro in una tragedia che ha un avvio quasi farsesco. La scena è invasa da fogli, ci sono pile pesanti di giornali legati perché è un deposito di raccolta carta; domina una nota d'azzurro, forse per il distacco onirico della memoria che ha catturato tutta la storia, ma prevale un'atmosfera distorta, dolente, accartocciata nella pochezza di un'esistenza provinciale come quella dei due poveri personaggi, Arci e George, operai, maneschi, fermi ai tempi della scuola. Non sono cambiati, non sono cresciuti, hanno un linguaggio greve e la mentalità pregna di certezze stantie, parlano, si insultano, si menano e si perdonano e poi ancora, a girare intorno al loro vuoto esistenziale. Capita che un'ex compagna, ora nota critica, si palesi, per motivi familiari, in città. E succede che Arci la incontri per caso ed organizzi una serata con lei. Si chiama Margi, è bella, è vedova, era il sogno proibito di tutta la scuola. E' tornata perché il fratello, non vedente, è in fin di vita. Prima di raggiungere il suo capezzale, Margi fa visita ad Arci, nel deposito, scoprendo anche George. E l'incontro diventa un duello non soltanto verbale, i cui risvolti rivelano impensabili sozzure. Una pièce di fine anni '80 del drammaturgo americano, ben recitata, resa con giusta intensità dal trio di interpreti, che trascina gli spettatori in questo vortice di turpitudini: Gargiulo è lo squallido George, Ferrini bamboleggia il suo Arci incosciente, Rossetti è l'apparente algida Margi. E ce n'è per tutti.
Maura Sesia