Racconto di scena ideato e interpretato da Sonia Bergamasco
liberamente ispirato a Il ballo di Irène Némirovsky
disegno luci Cesare Accetta
scena Barbara Petrecca
costume di scena Giovanna Buzzi
elettricista Domenico Ferrari
Produzione Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco
un ringraziamento a Le vie del Festival
Sonia Bergamasco, Premio Eleonora Duse 2014
Milano, Teatro Franco Parenti dal 3 al 22 marzo 2015
Il pubblico aspetta, non che si alzi il sipario, ma che quel corpo di fronte a noi, sdraiato, dormiente, di bianco vestito, cominci a vivere. Sui lati e per terra, specchi ricoperti da pellicola trasparente. Una scarpa. Un giornale che copre il viso di quella figura indistinta.
Dal buio alla luce, una voce fanciullesca, comincia la vita.
Giochiamo a leggere il giornale?
'Beauty is truth, truth beauty, - that is all
ye know on earth and all ye need to know'
Inizia con Keats questo viaggio nella stanza di un'adolescente che gioca alla mamma e figlia, gioca alla strega comanda nota da suonare, al padre con i suoi tic, alla tata frivola dall'accento inglese.
Il viaggio è la storia (forse autobiografica) dell'adolescente Antoinette, pubblicata dalla Némirovsky nel 1928 in un racconto dal titolo 'Il ballo'.
Figlia di ebrei arricchiti grazie al padre banchiere, Antoinette si scontra con la durezza della madre, Rosine, che, mossa da scarsa empatia nei confronti della figlia, le vieta di partecipare al ballo, nonostante le suppliche della bambina. Al ballo dei debuttanti Kampf, che i genitori di Antoinette hanno organizzato per presentarsi all'alta società, non arriva nessuno: la bambina, per vendetta, ha strappato gli inviti gettandoli nel fiume. L'unico invito che arriva a destinazione, quello della cugina invidiosa che insegna pianoforte alla bambina e che, partecipando, avrebbe raccontato a tutti dell'avvenimento in casa Kampf.
Nell'allestimento voluto, creato e agito da Sonia Bergamasco, il racconto è spazializzato, cercato dentro e fuori dagli specchi che riflettono buio, solitudine e incomunicabilità di gesti e parole.
Ogni specchio scoperto dal cellophane è un personaggio svelato, una possibilità di profondità e di punti di vista.
Ogni suono, un paesaggio e uno stato d'animo.
Di bellezza ce n'è tanta in quest'attrice di grande sensibilità e intelligenza, che crea spazi, voci, grazia adolescenziale e passi danzanti che annaspano, costretti, alla fine, a fermarsi e a considerare '...Mia povera piccola Antoinette. Tu sei felice, non sai ancora come il mondo è ingiusto, cattivo, ipocrita.'
'Povera mamma...'
Ricchi noi, che abbiamo un bel testo, una grande attrice, in replica fino al 22 Marzo al Teatro Franco Parenti di Milano.
Ele Ritrovato