di Carlo Goldoni
adattamento di Alfredo Arias e Geppy Gleijeses
con Lorenzo Gleijeses, Mauro Gioia
e con Valeria Contadino, Luciano D'Amico, Luchino Giordana
scene e costumi Chloe Obolensky
musiche originali Mauro Gioia
luci Luigi Ascione
regia Alfredo Arias
Roma, Teatro Quirino dal 13 ottobre al 1 novembre 2015
La bonaria ironia del Bugiardo goldoniano
Rappresentata per la prima volta a Mantova nel 1750 e pubblicata tre anni più tardi, la commedia "Il Bugiardo" di Carlo Goldoni, in scena in questi giorni al teatro Quirino di Roma, ricalca un tema già felicemente descritto nella prima metà del seicento dal drammaturgo messicano Juan Ruiz de Alarcòn nel testo "Verdad sospechosa" ed analizzato da Pierre Corneille nella sua commedia "Le Menteur".
Come già riscontrato dalla fortunatissima messinscena di Circo Equestre Sgueglia di Raffaele Viviani lo scorso anno al teatro Argentina di Roma, il regista Alfredo Arias tiene a cuore l' effervescente spirito partenopeo che sembra richiamare i colori e i toni della sua terra di origine, l'Argentina. Ama anche l'operetta, la rivista, insomma quell'atmosfera da avanspettacolo che pare abbracciare il suo stile e che, in questo caso, si riflette con sobrietà nella scenografia di Chloe Obolensky, ideatrice anche dei bei costumi.
Alfredo Arias assolve e benedice Lelio, il bugiardo, lo lascia libero di sorridere e gioire sotto una maschera di convenienza. Il fine del protagonista è quello di vivere sopra le righe, di far delle bugie un antidoto per sopravvivere alla monotonia del quotidiano, di evadere e crogiolarsi ad occhi aperti nel sogno.
Attingendo la punta del suo estro creativo nel mare magnum di un autore scanzonato cui si attribuisce il merito di aver trasformato le maschere dell'arte in caratteri, il regista mette in luce la menzogna e si schiera dalla parte dell'astuto mentitore disegnando, con la leggerezza di un vero artista, un carattere autentico che sfocia in un paradigma morale tra le tavole del palcoscenico.
La bonaria ironia goldoniana pone dietro una lente deformante i personaggi, ne accentua la comicità e li rende simpatici al pubblico: essi saranno sempre accettati e compresi con tutti i loro vizi. E nel loro mondo, lo spazio scenico, nessuno mai li condannerà. La bugia, in fondo, è il sale della vita.
Geppy Gleijeses affronta con disinvoltura il ruolo del protagonista ed esprime egregiamente il carattere partenopeo d'un Lelio appassionato e irrefrenabile.
In un andirivieni di battute e gestualità che viaggiano da Napoli a Venezia, sopra un carrozzone in cui si mescolano anime e dialetti, sfilano Brighella e Arlecchino (un esuberante Lorenzo Gleijeses), la bella Rosaura (una vivace Marianella Bargilli), Beatrice e Cleonice (un'intensa Valeria Contadino), Pantalone (un espressivo Andrea Giordana), Florindo (un agile Luchino Giordana), Ottavio (uno spigliato oratore-cantante Mauro Gioia), il Dottor Balanzoni (un divertente Luciano D'Amico).
Insieme e ben affiatati sulla scena del Quirino sino al 1 Novembre.
Patrizia Iovine