due atti unici Edward Albee
traduzione di Enrico Luttmann
con Marta Cortellazzo Wiel, Christian di Filippo e Marcello Spinetta
aiuto regia Jacopo Crovella
progetto sonoro Alessio Foglia
disegno luci Umberto Camponeschi
Amaranta Indoors
Teatro Gobetti, Torino, giovedì 7 luglio 2022
Noto al grande pubblico per Chi ha paura di Virginia Woolf e Tre donne alte, Edward Albee è anche l’autore di A casa allo zoo, inedito per la scena italiana composto da due diversi atti unici, Vita casalinga e La storia dello Zoo, che la giovane compagnia torinese Amaranta Indoors ha presentato in prima assoluta per la rassegna Summer Plays promossa dallo Stabile cittadino.
Scritti a mezzo secolo di distanza l’uno dall’altro, i due testi sono facce opposte di una stessa medaglia, quella del desiderio di affrancarsi da un senso di prigionia riferito ora al ménage coniugale ora alla propria condizione esistenziale, proiezioni a tratti inquietanti di un disagio prossimo ad affacciarsi con prepotenza nella vita di coppia come nella quotidianità del singolo.
In Vita di coppia, al centro del contendere, ci sono le schermaglie verbali tra due coniugi, Peter ed Ann, editore di successo lui tutto dedito ai suoi libri, adrenalinica virago lei capace di smontare con un semplice “dovremmo parlare” le fragili fondamenta su cui a torto si pensava edificata l’idilliaca famiglia. Non bastano figlie e animali domestici a garantire felicità e serenità quando la reciproca considerazione è ben diversa da quella immaginata: se Peter vive “un” presente fatto di piccoli e ripetuti gesti, Anna vorrebbe vivere “nel” presente, spinta com’è da pulsioni destinate a scontrarsi con l’esistenza monotona ed a tratti claustrofobica da cui tanto vorrebbe affrancarsi.
E quando due metà più non combaciano inevitabile è prender le distanze con Peter che, in apertura de La storia dello Zoo, ritroviamo sulla panchina di un parco sempre in compagnia del suo inseparabile libro: qui, perso nei suoi pensieri, riceve l’inaspettata visita di Jerry, il suo alter ego all’incontrario. L’uno ha estrazione borghese, l’altro proviene dai bassifondi newyorchesi, l’uno è riflessivo e pacato, l’altro è irruento e sboccato. Tra i due prende forma una conversazione all’apparenza assurda, il racconto di quanto vissuto poco prima allo zoo da Jerry, se non fosse che i volumi si alzano, la tensione sale, dalle parole si passa ben presto ai fatti per un dialogo destinato a deflagare in una climax di inaspettata violenza.
Gli affondi verbali di Ann verso Peter diventano vere e proprie stilettate in un corpo a corpo dagli esiti sorprendenti, spiazzante metafora di una doppia consapevolezza che abbraccia tanto le false architetture erette nella comfort zone delle quattro mura di casa, quanto l’errata percezione di sicurezza che si può provare osservando feroci belve dietro le sbarre allo zoo.
Mescolando amara ironia a palpabile tensione, tutto questo è tradotto in scena dal lavoro collettivo degli ottimi Marcello Spinetta, Marta Cortellazzo Wiel e Christian Di Filippo, interpreti-registi di uno spettacolo attento a insinuare scomode domande, senza suggerire più di tanto risposte, con destinataria un’umanità incapace di relazionarsi e di confrontarsi, in un una parola sola di comunicare.
Roberto Canavesi