ACCADEMIA NAZIONALE D'ARTE DRAMMATICA SILVIO D'AMICO
esercitazione
del II anno del Corso di Recitazione
a cura di Massimiliano Civica
Ilaria Arnone
, Jacopo Carta,
Vanda Colecchia,
Eny Cassia Corvo
, Leonardo Della Bianca
Chiara Di Lull, o
Leonardo Di Pasquale,
Luca Ingravalle,
Fabiola Leone
, Federico Nardoni
Fausto Peppe,
Maria Vittoria Perillo
, Domenico Pincerno
, Maria Grazia Trombino
, Teresa Vigilante,
Gerardine Carmona
, Lauree Valentinelli
Rocca Albornoziana, Spoleto – Festival dei Due Mondi 2022 30 giugno e 1 luglio 2022
In uno dei suoi libri, sempre così pieni di aneddoti, Decamerino, Gigi Proietti alla fine di un fatto da lui raccontato fa domandare a dei personaggi: “Ma è vero”? E risponde: “È vero che ve l’ho raccontato”. Vedendo lo spettacolo Chi sei?, diretto da Massimiliano Civica e con protagonisti i bravissimi giovani attori dell’Accademia Silvio d’Amico, viene da chiedersi: saranno vere le storie che hanno raccontato? La sola risposta possibile non può che essere quella data da Proietti.
Il teatro è un gioco dove la consapevolezza dell’artificio è la sola verità di cui siamo certi. E chi propugna l’autenticità su un palcoscenico, l’esatta riproduzione di quanto accade in vita e di cui facciamo esperienza, è un pessimo attore o regista.
Qual è la struttura drammaturgica su cui lo spettacolo Chi sei? si sviluppa? Dei ragazzi siedono, disponendosi ad arco, di fronte al pubblico del Salone Antonini della Rocca Albornoz. Al centro, un microfono su un’asta. Poi, uno per volta, si alzano, si avvicinano al microfono e, pronunciando tutti la stessa battuta: “Chi sono?”, iniziano a raccontare nel giro di cinque minuti i tratti salienti della loro personalità.
E si vengono a scoprire non tanto aneddoti sulla loro vita, ciò che fanno o hanno fatto, le loro famiglie, le passioni, gli interessi, ciò che li colpisce: bensì si entra all’interno delle loro psicologie, ma per brevi accenni, come fossero tante piccole ouverture la cui sinfonia completa la si potrà udire, forse, un giorno nel futuro. Ma non è detto. Il pregio è che tutto questo viene fatto con ironia e leggerezza. Mai un’ombra di malinconia. Sempre, invece, quel velo di umorismo che rende ciò che si racconta più incisivo e meglio desta interesse nel pubblico.
Una prova di recitazione davvero difficile. Si può dire: quasi impossibile. Perché uno spettacolo del genere chiede all’essere umano che fa di mestiere l’attore di rendersi personaggio, maschera rispetto a sé stesso, fingere ciò che si è.
E come? Giocando sui tempi, i ritmi, le accelerazioni nel pronunciare via via le battute. Questo per suscitare l’ilarità nel pubblico, coglierlo di sorpresa così da disilluderlo che ciò che sta ascoltando, benché non descriva o racconti gesta eroiche, non è banale né consueto.
In questo, i giovani attori sono stati bravissimi. Hanno tutti mostrato una straordinaria padronanza musicale – in senso ritmico – dell’aspetto meramente verbale della recitazione. Ironico e buffo, mai sopra le righe, Fausto Peppe. Raffinata e con una verve comica delicata ma incisiva Lauree Valentinelli. Straordinario Luca Ingravalle, che ha saputo raggiungere un perfetto equilibrio fra drammaticità e ironia lasciando emergere quest’ultima attraverso la prima. Un lavoro difficile che solo ad attori del calibro di Eduardo e Peppino De Filippo riusciva. Divertentissima Ilaria Arnone, attrice dalla recitazione prepotentemente autoironica e di grande sensibilità interpretativa, tutta giocata su sfumature e situazioni narrative di grande intelligenza.
Pierluigi Pietricola