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CALLAS D'INCANTO - regia Roberto D’Alessandro

Debora Caprioglio - “Callas d'Incanto”, regia Roberto D’Alessandro Debora Caprioglio - “Callas d'Incanto”, regia Roberto D’Alessandro

di Roberto D’Alessandro
con Debora Caprioglio
regia Roberto D’Alessandro
rassegna Noalestate 2024 Teatro in Rocca
Noale (Venezia),   Rocca dei Tempesta, 19 luglio 2024

www.Sipario.it, 22 luglio 2024

I miti non nascono spesso, né per caso, come Maria Callas, grandissima cantante lirica, icona di un mondo passato che anche se ora completamente diverso rivive sempre e per sempre. Grazie all’incanto del titolo, che altro non è che un insieme di caratteristiche sue proprie: talento, leggiadria, classe, divismo, grandezza. Un incanto che il regista e autore Roberto D’Alessandro ha portato a Noalestate 2024, Teatro in Rocca, (rassegna curata da Arteven) con questo affascinante allestimento, protagonista assoluta Debora Caprioglio, bravissima, a incarnare la sua governante, i racconti di chi alla diva è stata vicina per molti anni. Precisamente ventiquattro. Ed è attraverso le sue parole in un dialogo immaginario col pubblico che la Callas viene svelata, raccontata in tutta la sua bellezza armonica e di luce, e in tutto il suo dolore vissuto, in un’esistenza breve, dolorosa e grandiosa allo stesso tempo. Debora Caprioglio impersona Bruna Lupoli, governante di casa Callas, sempre accanto a Madame, come lei la chiama, e che con lei ha diviso successi e pene. Bruna affettuosamente ripercorre la vita con la grande artista, dentro un salone con qualche poltrona e qualche sedia, un telefono, che squilla e poi svelerà il perché, nel finale. Una donna, Bruna, fedelissima, sempre pronta a portare alla grande cantante tutto ciò di cui ha bisogno in un lavoro da venti ore al giorno, e sono molte cose. Una donna che assieme a lei ha vissuto la coppia Callas-Meneghini, come il passo successivo dell’unione di Maria con Ari, ovvero Onassis. Forte ma fragile dentro, la Callas non può fare a meno di lei ma anche viceversa, perché Bruna è tutto e Maria a sua volta lo è. Bruna è consigliera, amica, governa i panni come la mente, concorre e accompagna la diva Callas in ogni luogo e momento, rincorrendo la felicità in un cammino irto, complicato nonostante l’apparenza di sola bellezza che una diva può dare al suo pubblico. Così diventa determinante la relazione con Onassis, fondamentale per scoprire un grande amore e una complicata storia, che naturalmente passa attraverso la grande carriera di Maria, i suoi ruoli, il fascino emanato. Mentre parla al pubblico, Bruna/Caprioglio attende una Callas che torni a casa e che non tornerà più. Sono ossessioni, ricordi, slanci affettivi rimasti e mai più si cancelleranno. L’attrice veneta, nell’impersonare Bruna, è a suo agio e regala sfumature d’alto bordo, passando dal dramma all’ironia in pochi secondi, tornando sui suoi passi, dispensando pillole di saggezza. Di Maria Callas ne nasce una ogni tremila anni, ma mi sento di dire che anche di Bruna Lupoli si ha un bel prospettare. Esistenze terrene e al tempo stesso di sogno, d’incontro e ascolto. E i ricordi viaggiano: Venezia, il Christina, yacht di Onassis, l’Opera di Parigi, il lusso e la nuova vita, felice e sospesa. Amore e offese, come quella, sacrilega per certi versi, in cui il magnate greco la apostrofò cantante di piano bar. Dolore, tanto, almeno quanto il successo ottenuto. Riaffiorano i canti della Norma, i problemi alle corde vocali che la segneranno, il figlio Omero vissuto per pochi giorni, altro terribile sconquasso psichico e fisico, segnale di un doppio destino come in doppio binario parallelo. Bruna sa, ha visto e vissuto con Maria ed è parte integrante quasi, di corpo e testa. Un mito sospeso tra leggenda e tragedia greca, a un certo punto si sente. Con la parte finale della vita della grande artista sempre più frammentata, indisponibile, distrutta. Jackie Kennedy che la sostituisce con Onassis, il successo che traballa, i pensieri neri corvini. E lo sposalizio a Skorpios dei nuovi amanti, l’annientamento della Callas, il lento me nemmeno tanto spegnimento. E il triste, perenne tentativo di addolcire il vissuto da parte di Bruna, mesta, contraria alle interviste curiose sul mito. Il suo rimanere fedele ancora una volta, con Maria, con se stessa. 

Francesco Bettin

Ultima modifica il Lunedì, 22 Luglio 2024 12:10

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