Di Lucia Calamaro
Con Lucia Mascino
Scene e luci: Lucio Diana
Costumi: Stefania Cempini
Produzione: Marche Teatro
Festival di S. Ginesio 2024
Chiostro Sant’Agostino 23 agosto 2024
Ha ragione chi pensa che uno spettacolo teatrale non ha una, ma varie versioni ad ogni replica. Vedendo, per la seconda volta, Smarrimento questa teoria diviene certezza. Conservavo il ricordo di uno spettacolo con al centro rovelli, ansie, rabbie di una scrittrice affetta da un blocco che affligge, prima o poi, chi ha a che fare con la pagina bianca: iniziare e non riuscire a continuare. Da qui, si diramavano nel monologo sequele di considerazioni sulle motivazioni, sulla ragione ultima per la quale un’idea appena formulata, o intuita, fugge subito via senza lasciare traccia di sé, abbandonando l’autrice in un limbo dal quale non sa come uscire. Unica soluzione che le resta: cominciare di nuovo, anche a costo di correre il rischio di non poter continuare. E così via, indefinitamente. Ricordavo uno spettacolo in cui si palpava, visibilmente ed emotivamente, il desiderio di spiccare il volo, di abbandonarsi a personaggi e situazioni seppur inventati, di seguire con libertà e un briciolo di spensieratezza il filo di una storia sino al suo termine magari attingendo, ora qui ed ora lì, a eventi personali opportunamente modificati e trasfigurati. Per quanto ci fossero punte di ironia e leggera comicità, quella prima versione di Smarrimento era, sul piano della lettura del testo della Calamaro – non così eccezionale come scritto, occorre dire –, vagamente incline ad una minima disperazione che può cogliere chiunque colpito dalla sindrome del blocco dello scrittore. Nella versione andata in scena al Ginesio Fest 2024, grazie ad una Lucia Mascino in splendida forma, questo spettacolo ha assunto tinte più ironiche e comiche, ma mai grottesche. Ed ecco, dunque, che le disavventure di questa scrittrice in difficoltà col suo lavoro, che non dà vita a nuovi romanzi da anni e viene convinta dall’editore a tenere un reading per far vendere, almeno, le opere precedenti: ecco che tutto questo, proposto al pubblico con una chiave così disinvolta, così simpatica, così ironica e comica, appare in vesti tutt’altro che drammatiche. Perché, come dice la Mascino nei panni della protagonista, i libri non sono la vita e forse bisognerebbe esistere di più e pensare meno a riempire le pagine bianche di segni, magari dedicando maggior tempo a chi ci è vicino. E poi perché, dopo tutto, inizi nuovi che possono avere una continuazione ve ne sono sempre. Con questa chiave interpretativa e una recitazione delicata, ben studiata, mai dai toni alti, molto ben equilibrata sia nella mimica che nel ritmo, con un’ironia sottesa e mai compiaciuta, Lucia Mascino ha migliorato un testo drammaturgicamente debole, scritto spiando – il fantasma del Moravia mestierante degli ultimi suoi decenni! – dal buco della serratura. Lucia Mascino ha fatto ridere il pubblico non di sé (del suo personaggio), ma attraverso di sé. Questa la chiave della vera comicità, sosteneva Anna Marchesini. Bravissima la nostra attrice a farla sua, con gran classe, così offrendoci una nuova, gustosa versione di Smarrimento. Pierluigi Pietricola