Spettacolo Musicale in tredici scene, tratto dall’adattamento di Italo Calvino dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto
Drammaturgia, immagini e regia Consuelo Barilari
Musiche e canzoni Andrea Nicolini ispirate alle musiche originali dell’Orlando Furioso per la RAI di Giancarlo Chiaramello
Movimenti scenici Yassi Jahanmir
Con Irene Mori (Angelica), Eleonora Domesi (Olimpia), Miriam Russo (la maga Alcina), Antonella Loliva (Logistilla),
Maria Chiara Di Giacomo (la fata Morgana), Dalila Toscanelli (Bradamante) Sara Santucci (la maga Melissa),
Mattia Baldacci (Orlando), Francesco Pelosini (Astolfo), Federico Valdi (Ruggero), Alessio Sallustio (il mago Atlante), Alessio Zirulia (Medoro)
Proiezioni - Gianluca De Pasquale. Elementi Scenografici Cri Eco Concept
Costumi Daniele Sulevic Sarta Umberta Burroni
Responsabile Organizzazione Gianluca De Pasquale
Teatro di Fiesole nell'ambito della “Estate Fiesolana 2024” in unica rappresentazione 6 Settembre 2024
È stato un vero peccato che questo nuovo spettacolo di Consuelo Barilari, concepito per gli ampi e aperti spazi del Teatro Romano di Fiesole, come del resto Ludovico Ariosto aveva concepito il suo poema quasi sospeso tra Cielo e Terra, sia stato da una nefasta previsione meteorologica (del resto, si sa, il 'cielo' è imprevedibile) 'rinchiuso' nei più ristretti spazi coperti del nuovo Teatro di Fiesole, vedendosi così 'dimidiato' nel suo impatto scenico, anche per la diversa angolazione che lo sguardo dello spettatore poteva assumere nei due diversi luoghi. Con Angelica, Olimpia, Bradamante e le altre...Le Donne dell'Orlando Furioso, infatti la drammaturga e regista aveva prescelto per ancorare al palcoscenico la sua messa in scena la prospettiva onirico-fiabesca della famosa versione di Italo Calvino che quella dimensione sospesa accentuava, una dimensione di per sé fluida che non ama i confini ma predilige le 'proiezioni', comunque le si intenda tra il cinematografico e lo psicoanalitico, e quindi le vie di fuga estetiche, meglio intercettate nella dimensione dello sfondo aperto dai bei filmati che accompagnano e interpretano racconto ed eventi ivi custoditi. Una dimensione appropriata alla riconoscibile sensibilità di Consuelo Barilari, soprattutto in quanto capace più di altre di sottolineare la posizione, anticipata nello stesso titolo dello spettacolo, del femminile, di per sé metafora di ciò che è fluidamente fecondo. Ed in proposito sono proprio le donne che fecondano l'intero racconto riconsegnando ad esso uno spazio critico spesso perduto, e con esso una energia 'fluida' come l'atmosfera ed una intelligenza molto moderna, dimenticata, o perduta al pari del 'senno' di Orlando fattosi furioso, sulla fantasmatica Luna nel cielo. Tra l'altro la dimensione sintattica sussunta dall'Orlando di Calvino ben si accorda con la dimensione teatrale scelta dalla regia, che sembra riproporre i ritmi della grande commedia barocca del 600, figlia pur sempre della revisione rinascimentale di cui Ariosto fu maestro, e con essi quelli ironico-satirici della grande Commedia dell'Arte Italiana, così profondamente appresa e trasfigurata nella scena di Molière. Dentro un siffatto apparato di corrispondenze spontanee ma consapevoli, può così emergere il tema caro alla drammaturga del femminile (di cui le donne ariostesche sono potente metafora), nascosto da secoli di mascheramenti e imbellettamenti (il teatro rimane sempre e nonostante tutto il luogo della maschera), tra parrucche e innumerevoli sopra e sotto-vesti, ma che è sempre sul punto di rivelarsi e urge sulla scena quasi come un grido liberatorio. Ne è bella evidenza la cosiddetta 'morale' (che quasi sempre chiudeva gli spettacoli di un tempo, soprattutto di quel tempo) che le attrici/attori scese dal palcoscenico condividono con il pubblico prima di ritornare nel loro mondo. Uno spettacolo ricco e stratificato, costruito per quadri che, soprassedendo dalla contestualità del più famoso Orlando di Sanguineti e Ronconi, costruiscono un filo evolutivo proprio per sottolineare il progressivo emergere di un desiderio carsico, quello delle donne verso una rinnovata libertà, oltre corazze e gerarchie di sorta. Se ne è potuta intuire la solidità progettuale anche nei citati limiti imposti al transito scenico, cui si sono aggiunte pure difficoltà tecniche affrontate mano a mano, e anche entro i limiti che sempre accompagnano l'esordio di uno spettacolo che proprio nel suo essere 'replicato' trova l'agio di correggersi e perfezionarsi. In particolare nell'amalgama complessivo che talora inciampa in lentezze ed eccessiva ricerca del grottesco, come nel quadro di Astolfo che si prepara al viaggio con l'Ippogrifo verso la Luna ma sdrucciola un po' troppo nel farsesco. Nell'insieme, comunque, tutti gli attori e le attrici in scena, ed è encomiabile la scelta della Barilari di dare spazio a giovani professionisti (alcuni dal Teatro Nazionale di Genova e dalla sua scuola), danno una buona prova di sé, mentre le scenografie, come i costumi, appaiono coerenti allo spirito della drammaturgia. Una segnalazione meritano musiche e canzoni di Andrea Nicolini, ispirate a quelle di Giancarlo Chiaramello per la trasmissione Rai, ma anche i filmati della stessa Consuelo Barilari che, sovrapponendo i luoghi storici dell'Ariosto, costruiscono sulla terra di Toscana una sorta di apparenza ultraterrena che in fondo li esalta e giustifica. Che l'anima del moderno musical spirasse dentro il poema ariosteco non siamo i primi a dirlo e questo spettacolo, grazie anche alla collaborazione di Yassi Jahanmir, coreografa statunitense formatasi nel musical di Brodway, in fondo non fa che 'indicarlo' proprio come il dito del bambino della famosissima fiaba. E così il Re è finalmente nudo e con esso un Patriarcato mentre, oltre il suo ghigno fatto di violenza e sopraffazione, che, ci dice giustamente la Barilari, Ariosto stesso ha in più punti denunciato, mostra, decomponendosi, un nuovo mondo femminile, non sulla Luna nel Cielo però ma su questa nostra Terra ancora infelice. In un teatro tutto esaurito l'accoglienza è stata calorosa con molti applausi al termine. Maria Dolores Pesce