martedì, 17 settembre, 2024
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SOUS LES FLEURS - coreografia Thomas Lebrun

"Sous les fleurs", coreografia Thomas Lebrun. Foto Fédéric Iovino "Sous les fleurs", coreografia Thomas Lebrun. Foto Fédéric Iovino

Coreografia Thomas Lebrun
Danzatori Antoine Arbeit, Raphaël Cottin, Arthur Gautier, Sébastien Ly, Nicolas Martel
Musiche Trio Monte Alban, Maxime Fabre, Susana Harp, La Bruja de Texcoco (mixata da Seb Martel), Banda Regional Princesa Donashii, Rocio Durcal, Hector Berlioz, Eddy de Pretto, estratto da MUXES, film di Ivan Olita, prodotto da Bravo Studio e con la voce di Felina Santiago Valdivieso
Disegno luci Françoise Michel
Sound design Maxime Fabre
Costumi Kite Vollard, Thomas Lebrun
Maschere Ruua Masks
Scenografia Xavier Carré, Thomas Lebrun
Costruzione del set Atelier du T°, CDN de Tours
Direttore tecnico Gérald Bouvet
Responsabile del suono Clément Hubert
Assistente al progetto Anne-Emmanuelle Deroo
Antropologo Raymundo Ruiz González
Ringraziamenti speciali Felina Santiago Valdivieso, Benito Hernandez
Produzione Centre chorégraphique national de Tours
Coproduzione Équinoxe - Scène nationale de Châteauroux, La Rampe-La Ponatière - Scène conventionnée-Échirolles
Rovereto, Teatro Zandonai, 5 settembre 2024
44° Oriente Occidente

www.Sipario.it, 10 settembre 2024

Ricerca antropologia o manifesto politico sulla fluidità di genere? Dalla ricerca di Thomas Lebrun sull'antropologia dei Mux del Messico nasce questa narrazione coreografica dedicata a questo genere umano caro agli Zapotechi. Originaria del Messico meridionale, nella regione di Oaxaca, la comunità Muxes, di etnia zapoteca, è considerata rappresentante di un vero e proprio terzo genere socialmente riconosciuto. Nascono maschi e si sentono femmine. In questa società matrilineare vengono concessi loro gli stessi diritti e doveri delle donne, ma non è loro consentito sposarsi. Da questa ricerca condotta nei dintorni di Juchitán de Zaragoza, dove vive la maggior parte della comunità, Thomas Lebrun, coreografo francese, esperto di estetica esplorativa, ne ha fatto un pezzo per cinque danzatori, che racconta di come in alcuni angoli del mondo, ciò che in Europa è ancora sottoposto a grande pregiudizio, sia invece possibile, riconosciuto e libero che suddivide il mondo solo tra cose e esseri animati. Una delle più emblematiche di loro, Felina Santiago Valdivieso, offre la sua testimonianza registrata come una colonna sonora raccolta da Thomas Lebrun e dai suoi team durante una residenza di lavoro sul posto una narrazione che si sormonta come colonna sonora agli inserimenti musicali ricchi di suggestioni tra il classico occidentale e la tradizione messicana in tutte le sue sfaccettature. I protagonisti, essi stessi Muxes entrano riccamente vestiti come da, tradizione con sontuosi abiti colorati e corone di fiori che ricordano lo stile etnico di un Messico folkloristico. A poco a poco cominciano a muoversi in un corteo leggermente dondolante che le fanno danzare leggere le loro sottovesti intorno a loro, con delicati gesti di ricamo. Solo parzialmente si può dire di assistere ad una coreografia, piuttosto ad un muto teatro di narrazione. A poco a poco si spogliano delle loro vesti colorate, lasciandoci scoprire cosa si nasconde sotto i fiori con i loro atteggiamenti inizialmente calmi e sicuri. Lasciano intuire una violenza che rimbomba fuori dalla loro comunità, in un Messico dominato dalla criminalità e omofobo, mediato dalla cultura latina che ammette solo i termini "lei" e "lui".
I movimenti da sinuosi e lenti si fanno frenetici lasciando volare via i capelli e le braccia e dalle vesti femminili compare un torso nudo maschile con una maschera floreale ma con le sembianze di un teschio sull'andamento sinuoso delle note di Spectre de la rose di Hector Berlioz. C'è tanta morte in questa narrazione che traspare in alcune ballate come quella che rivoca il mito della LLorona, immagine di donna che urla la sua disperazione per l'abbandono del amato e solo uccidendo i figli, potrà riaverli sempre con sè, come queste maschere funebri raffigurante visi scheletriti che costituiscono anche immaginario iconico del Messico popolare e pre-colombiano. Come le rivisitazioni in chiave moderna delle musiche primordiali come la Danza de la Pluma come di altri ritmi della tradizione anche commerciale o mixati. La conclusione diventa amara e ci ricollega alla simbologia della morte con i danzatori vestiti completamente di nero, maschile all'occidentale, che entrano in scena in una processione funebre con mazzi di fiori lasciati alla fine in terra, a sancire una morte di un ultimo relitto di una comunità in via d'estinzione nel mare dell'omologazione delle mode 

Federica Fanizza 

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Settembre 2024 08:47

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