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Tutto parte da Ermia – una dei quattro giovani innamorati del Sogno di una notte di mezza estate – «che rifiuta un matrimonio impostole dalla famiglia ribellandosi e rifiutando in modo veemente ogni tipo di convenzione. La sua fuga nottetempo nel bosco con il suo Lisandro seguita da Demetrio, promesso sposo da lei rifiutato e dalla sua confidente Elena, diventa il viaggio inquietante nell’inconscio di quattro giovani che si aprono all’amore». Così scrive con grande chiarezza di intenti Davide Bombana che firma le coreografie neoclassiche di questo Sogno di una notte di mezza estate, prodotto da Opus Ballet. Di primo acchito l’impressione è quella che il focus su Ermia e il suo gran rifiuto rischino di confondere le cose, poi pian piano la vicenda si dipana in quadri che compongono la prismatica storia del Sogno che vede almeno tre gruppi tematici procedere parallelamente e a tratti intrecciarsi con snodo narrativo la figura di Puck: l’amore dei giovani, i litigi fra Oberon e Titania, la vicenda di Bottom e i suoi, a fare da cornice le nozze dei duchi. Tutto ciò nel Sogno di Opus Ballet si ritrova pian piano, si compone con eleganza, in un procedere per scene che possono godersi sia come tasselli della vicenda in sé, sia come esempio di fruibile disegno neoclassico di un repertorio che si rispolvera con piglio contemporaneo. Sta in questo la forza di questa ambiziosa produzione costruita su un buon gruppo di danzatori che sanno essere espressivi, intensi, un corpo unico da cui spiccano diverse personalità, senza per questo sovrastare gli altri e rompere l’armonia. In un disegno scenico lineare, pauperistico, in cui le proiezioni contestualizzano a tratti quanto accade, i danzatori fanno il loro, fasciati in costumi firmati da Ermanno Scervino, sanno essere intensi e tecnicamente convincenti, senza essere meccanici e solo pura forma. Tutto procede con la giusta leggerezza, a tratti – soprattutto nel finale – si percepisce una certa ridondanza di scrittura coreografica come se Bombana volesse concedersi una digressione di puro movimento per suggellare la triplice festa nuziale in un tripudio di danza per la danza. A parte questa debolezza, Sogno di una notte di mezza estate funziona, è leggibile, godibile e regala una bella serata di danza nel sempre magico contesto del teatro Romani di Verona. Applausi da tifoseria per tutti. 

Nicola Arrigoni