Prima Nazionale
Coreografia Amala Dianor
Artista visivo Grégoire Korganow
Musica dal vivo Awir Leon
Interpreti Slate Hemedi Dindangila, Romain Franco, Jordan John Hope, Enock Kalubi Kadima, Mwendwa Marchand, Kgotsofalang Joseph Mavundla, Sangram Mukhopadhyay, Tatiana Gueria Nade, Yanis Ramet, Germain Zambi, Asia Zonta
Direzione tecnica Nicolas Barrot, Véronique Charbit
Luci e general manager Nicolas Tallec
Costumi Minuit Deux, Fabrice Couturier
Direttore del suono Emmanuel Catty
Stage manager David Normand, Thibaut Trilles
Direttore esecutivo Mélanie Roger
Tour manager Lucie Jeannenot
Scenografia Juan Cariou, Fabienne Desfleches, Paul Dufayet, Valentin Dumeige, Moïse Elkaout, Manon Garnier, Louise Gateaud, Gaëlle Le-stum, Gaelle Meurice, Fanchon Voisin
Graffiti François Raveau
Produzione Kaplan I Cie Amala Dianor, sostenuta dallo Stato francese - DRAC Pays de le Loire; Regione Pays de la Loire, Città di Angers. La compagnia è sostenuta anche dalla Fondazione BNP Paribas dal 2020. La Cie Amala Dianor ha ricevuto anche il sostegno dell'Institut français e di Onda.
Amala Dianor è attualmente artista associato a Touka Danses, CDCN GUYANE (2021-2024), Théâtre de Mâcon, Scène nationale (2023-2025).
Coproduzione Festival de Danse Cannes - Côte d'Azur France; Théâtre de la Ville - Paris; Le Théâtre, scène nationale de Mâcon; Les Quinconces et L'Espal, Scène nationale du Mans; Touka Danses CDCN Guyane; MC2: Grenoble, Théâtre Sénart, scène nationale; Le Volcan, Scène nationale du Havre; Équinoxe, Scène nationale de Châteauroux; Julidans-Amsterdam, Paesi Bassi; Maison de la Danse, Lyon; Le Grand R, scène nationale la Roche-sur-Yon ; Scène nationale d'ALBI - Tarn ; Cndc Angers
Partner di creazione Fondation BNP Paribas con il sostegno di Fondation de France; Città di Angers; Regione Pays de la Loire.
Residenza di ricerca Villa Albertine, USA, 2023, in collaborazione con Théâtre de la Ville-Paris. Residenza per la costruzione del set Paris Le Moulin Fondu, Oposito - CNAREP, Gargeslès-Gonesse. Workshop audition Ménagerie de Verre, Parigi
Teatro Zandonai, 30 agosto 2024
44a ed. Oriente Occidente
E' sempre interessante scorrere i credits di performances di danza contemporanea, spettacoli che sono frutto di collaborazione internazionali, di produzioni con il sostegno di fondazioni culturali pubbliche e private, di progetti nati dallo studio residenziale. Il tutto perchè la creatività non sia una entità astratta ma che si materializzi con lavoro e progettualità di gruppi ed economicamente sostenibile. In questo caso lo spettacolo DUB, presentato in prima nazionale, rappresenta un tanti punti di vista dello stile della danza contemporanea declinato come relazioni che si intrecciano andando alla ricerca di nuovi rapporti tra i vari punti cardinali geografici per ridisegnare nuove identità, nuovi equilibri ma anche evidenziare contraddizioni nel mondo contemporaneo, motivazione del sottotitolo della rassegna Mediterranei, ultimo capitolo. Il coreografo senegalese Amala Dianor parte da un concetto musicale. Il Dub è un metodo musicale, inizialmente applicato alla musica reggae sorto in Giamaica attorno alla seconda metà degli anni sessanta che deve il suo nome alla pratica del dubbing instrumental, ovvero la pubblicazione della versione ritmica dei singoli dei brani reggae. Durante gli anni novanta, il dub era frequentemente incluso in stili underground come l'avant-garde rock, così come le scene elettronica infine per caratterizzare la musica dell'Hip hop e la breakdance. Difatti è la musica che diventa sostanza dello spettacolo, che trae origine e motivazione dagli stili di danza di strada. L'Hip Hop, nato come espressione di controcultura afroamericana negli anni settanta, alla fine è diventato uno stile identificativo della nuova estetica di ricerca di nuove identità culturali ed etniche. Qui il titolo non si riferisce necessariamente al genere musicale ma alla pratica di trasformazione di una partitura con effetti, variazioni remixate tramite il dubbing instrumental, come essenza di situazioni che si trasformano in una amalgama di storie e di situazioni. Il gruppo di undici danzatori costruito da coreografo senegalese Amala Dianor provengono da Francia, Stati Uniti, Congo, India, Sudafrica, Costa d’Avorio, Italia, Gran Bretagna. Dianor trae ispirazione dalla creatività del movimento musicale underground “dub” per adattare sulla scena nuove espressioni della danza urbana diffusesi tramite le reti sociali: il suo linguaggio coglie e stravolge i vari stili incarnati giovani danzatori che, sotto la sua guida, liberano la loro energia creativa, spostano e frammentano le loro tecniche e i loro stili ritmici per connettersi tra loro, con estrema bravura acrobatica, aprendo uno spazio collettivo ancora più fluido dei rispettivi spazi individuali. Esiste anche una struttura scenografica di sfondo a più livelli composta da impronte grafiche e sensoriali prelevate dai quattro angoli del globo dall’artista visivo Grégoire Korganow, balconi dove prendono forma le azioni coreografiche che da individuali poi prorompono in palco. Si parte dall'azione di apertura del Kathak indiano, dall'irrompere del rapper al suono del DJ per l'arrivare in scena di ogni singolo artista con un suo ritmo di danza che insieme al collettivo danno corpo alle evoluzioni di breakdance, di capoeira, assoli di hip hop, azioni coreografiche che si insinuano su precise regole e gesti ben codificati. Una situazione per farci capire che oltre al messaggio interetnico tale progetto, segna la nuova frontiera della danza contemporanea capace di muoversi anche sulla codificazione di precise regole e stili ma soprattutto dell'idea della motivazione musicale con una colonna sonora dal vivo, anche se formata da un dj set. Federica Fanizza