di Eugène Ionesco
scene e costumi Claudia Calvaresi
progetto luci Roberto Innocenti
musiche Arturo Annecchino, assistente alla regia Thea Dellavalle
con Valentina Banci, Francesco Borchi, Elisa Cecilia Langone, Mauro Malinverno, Fabio Mascagni, Sara Zanobbio
regia Massimo Castri
in collaborazione con Marco Plini
produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana
Teatro Metastasio di Prato, 3 e 4 novembre 2012
Un classico del teatro dell'assurdo in un ambiente tipicamente inglese
"A proposito, e la cantatrice calva?" domanda quasi al termine della vicenda il capitano dei pompieri (Francesco Borchi). "Si pettina sempre allo stesso modo" risponde la signora Smith dopo un lungo silenzio d'imbarazzo. Questo l'unico dialogo che cita il titolo dello spettacolo. Un titolo che potrebbe suggerire chissà quale enigma nascosto, in realtà non significa assolutamente niente. D'altra parte, il teatro dell'assurdo di Ionesco è così: monologhi senza emozione, racconti insensati, rapporti costruiti sul nulla. Lo vediamo quando i coniugi Martin (Elisa Cecilia Langone e Fabio Mascagni) si rendono conto di essersi già visti - ovviamente - e si chiedono incuriositi dove si siano conosciuti. La loro lunga conversazione, in cui si ripetono le solite parole "veramente curioso, veramente bizzarro", si conclude con la consapevolezza dei due di vivere nello stesso letto della stessa camera, ossia di essere marito e moglie. Ancora più significativa è la scena in cui i quattro protagonisti, dopo aver ascoltato gli stupidi aneddoti del pompiere e la poesia "Il fuoco" recitata dalla cameriera (Sara Zanobbio), discutono tra loro ripetendo frasi fatte, discorsi senza senso, parole inventate, finché non arrivano in proscenio e si rivolgono con enfasi agli spettatori. Un finale comico-grottesco, completamente differente dall'inizio lento e volontariamente monotono in cui i discorsi vertono sulle pietanze del pranzo finito, sul medico che si è fatto operare al fegato per dimostrare la sua competenza, sui componenti della famiglia Watson identificati tutti dal nome Bobby. Un incipit che viene riproposto nell'ultimissima scena dove nelle poltrone tipicamente inglesi sono seduti i signori Martin al posto della romantica signora Smith con lo scorbutico marito (rispettivamente ben interpretati da Valentina Banci e Mauro Malinverno purtroppo afono nella serata pratese). Questa circolarità della vicenda serve a dimostrare l'inconsistenza psicologica delle due famiglie, prototipi fissi della borghesia, perfettamente intercambiabili. La regia di Castri è semplice, ma efficace.
Sara Bonci