liberamente tratto da "Orlando" di Virginia Woolf
con Isabella Ragonese e Sarah Biacchi
regia e drammaturgia Emanuela Giordano
Teatro Vittorio Emanuele, Messina dal 8 al 11 febbraio 2012
MESSINA La commedia di Orlando liberamente tratta dal romanzo Orlando (1928) di Virginia Woolf per il quale Emanuela Giordano ha curato regia e drammaturgia doveva fare i conti con due precedenti illustri usciti quasi contemporaneamente una ventina d'anni fa: lo splendido film di Sally Porter con Tilda Swinton e il magnifico spettacolo di Bob Wilson con Isabelle Huppert. Un confronto quasi impossibile, soprattutto per motivi tecnici ed economici, che rimpicciolisce e ridimensiona l'operazione della Giordano, sia pure avendo come protagonista, nel ruolo del titolo, una talentuosa attrice come Isabella Ragonese, che sarà premiata domenica al Festival del Cinema di Berlino, inserita in quelle "Shooting Stars", fra i dieci migliori attori europei giovani. La quale si trova spesso attorniata da un nugolo di attori che vanno per proprio conto, agghindati con i costumi circensi di Giovanni Licheri e Alida Cappellini, artefici pure d'una scena che è una sorta di palco su quello già esistente, con quinte e fondale che cambia colori e una serie di scuri lunghi tendaggi che scendono giù dall'alto, utili a coprire oggetti di scena e creare alcove. L'opera sembra una fiaba a lieto fine con al centro una donna giovane bella e nobile che riesce dopo mille peripezie a diventare una scrittrice famosa, sposarsi con un aviatore e diventare madre orgogliosa di due gemelli. E' una strana e curiosa creatura Orlando. Ha cambiato epoca e sesso. Da ragazzo diviene donna, poi ancora uomo in un continuo alternarsi lungo quasi quattro secoli, dal XVI al XIX, accumulando un inesauribile tesoro di sensazioni e di pensieri, utili alla Woolf per rappresentare vividamente la storia degli inglesi (che ci tengono molto al loro passato), la sessualità, il tempo, la distinzione tra i sessi, l'androginia, l'immortalità, l'aristocrazia, la scoperta della scrittura, la molteplicità dei tanti "io", il femminismo, la metempsicosi tanto in voga in epoca elisabettiana. Ciò che spiazza qui gli spettatori è che non percepiscono lo scorrere del tempo e degli eventi, avvertibile non tanto dalla faccia della Ragonese che rimane sempre quello di donna, ma solo dai numerosi cambi d'abito e tacchi a spillo. In evidenza la Virginia di Sarah Biacchi e Fabrizio Odetto in più ruoli e le musiche originali della Bubbez Orchestra eseguite dal vivo dal violoncello di Giovanna Famulari e dalla chitarra di Massimo De Lorenzi . Come consuetudine molti applausi finali e repliche al Vittorio Emanuele sino a domani sera.
Gigi Giacobbe