di: Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo
regia: Maurizio Scaparro
interpreti principali: Giuseppe Pambieri, Enzo Turrin, Giancarlo Conde'
e con:
Silvia Altrui,
Livia Cascarano,
Guenda Goria,
Marta Ossoli,
Antonia Renzella,
Raffaele Sinkovic,
Anna Paola Vellaccio,
Francesco Wolf
Produzione Compagnia del Teatro Carcano
scene di Lorenzo Cutuli, costumi di Carla Ricotti
musiche di Giancarlo Chiaramello
Teatro Carcano, Milano dal 16 gennaio al 3 febbraio 2013
La coscienza di Zeno è la nuova produzione del Teatro Carcano. Maurizio Scaparro cura la regia del testo di Svevo nell'adattamento di Tullio Kezich del 1964, già impiegato in altri allestimenti. Il romanzo, sebbene notevolmente ridotto, non risulta privato dei suoi elementi fondamentali. La rappresentazione scorre lungo il tempo della memoria e lascia emergere chiaramente la dimensione interiore del protagonista, rivelando gli effetti che gli accadimenti hanno sulla propria coscienza. L'abile alternarsi tra narrazione diretta e azione scenica è certamente aiutato dal continuo rimescolamento delle ambientazioni che, in un fluido susseguirsi di ricordi, lasciano spazio ai commenti di Zeno. Giuseppe Pambieri, presente in scena per la quasi totalità dello spettacolo, veste brillantemente il ruolo assegnatogli. Non da meno sono gli attori che lo accompagnano, tutti dalle eccezionali doti artistiche.
Il sipario si apre sullo studio del "dottor S.". Sull'onda delle domande dello psicanalista, Zeno comincia un viaggio a ritroso, immergendosi totalmente nel passato. Nel ricordo emergono alcune vicende essenziali: il vizio del fumo che non è mai riuscito a eliminare, la morte del padre con cui ha avuto un rapporto difficile, il matrimonio, l'amante e gli affari.
In tale percorso Zeno ci appare come un uomo contraddittorio, sospeso in uno stato di perenne confusione: si barcamena tra tre donne, al lavoro è incostante, verso il cognato prova rivalità e al contempo affetto. Egli confessa apertamente le pulsioni che lo abitano e che spesso risultano contrastanti. La propria malattia è l'assenza di quell'equilibrio esistenziale e sociale che intravede negli altri, uomini e donne dal comportamento lineare, perfettamente inseriti negli stereotipi sociali borghesi. Ma, proprio per questo, a loro sembra mancare quello sguardo d'analisi interiore che destabilizza Zeno e che lo immerge nella complessità umana e nella tragicità della vita che, tuttavia, gli appare anche nella sua bizzarra comicità.
Acquisita la consapevolezza che la vita non è né bella né brutta, ma semplicemente originale e che tutti gli uomini sono malati, artefici e vittime di una cultura che avrà come ultimo esito la bomba atomica, Zeno accetta la realtà per come è e diviene abile commerciante e patriarca della famiglia. Trova il proprio posto nel mondo, concretizzando la nuova consapevolezza raggiunta: "da vecchi si rinuncia ai buoni propositi e si sorride dell'esistenza e di ogni suo contenuto".
Serena Lietti