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DANZA MACABRA - regia Marco Bernardi

Danza macabra Danza macabra Regia Marco Bernardi

di August Strindberg
traduzione: Franco Perrelli
regia: Marco Bernardi
con Paolo Bonacelli, Patrizia Milani, Carlo Simoni, Liliana Casartelli, Iolanda Piazza
scene: Gisbert Jaekel
costumi: Roberto Banci
Roma, Teatro Argentina, dal 1 al 6 aprile 2008

Il Messaggero, 5 aprile 2008
Una "Danza macabra"

ballata con Strindberg

August Strindberg era nemico delle donne? S'è detto, si continua a dire. A ben guardare, in due testi splendidi quali Il padre (1887) e Danza macabra (1900), il drammaturgo svedese, in realtà, è solo un lucido, illuminato anatomista della propensione femminile alla perfidia.

Nell'allestimento di Danza macabra in scena all'Argentina ancora oggi e domani (regia di Marco Bernardi per la traduzione, dalla lingua originale, di Franco Perrelli) questo tratto scoperchia in particolare uno scrigno: quello della forza annientatrice che la Donna genera quando volontà e ragione si accordano, in lei, ai danni del Maschio. Se Il Padre è la storia di un Capitano di cavalleria (acuto, intellettualmente curioso, moralmente rigido a causa di un passato "vissuto") che finisce per impazzire sotto il peso del sospetto di non essere il vero padre di sua figlia, Danza macabra (o Danza di morte) ritrae la quotidianità consunta e guerresca di una coppia matura che si tortura senza risparmio, da un quarto di secolo, nella rispettabile casa coniugale. Anche questo Lui è un Capitano, ma rabbioso e recriminante per non esser mai riuscito a diventare Maggiore; lei invece, ex attrice, rimpiange una presunta grande carriera sacrificata sull'altare del matrimonio. E sul più bello, a creare il fatidico triangolo, arriva infine Kurt.

Il Capitano Edgard (Paolo Bonacelli) e sua moglie Alice (Patrizia Milani), assieme all'inconsapevolmente distruttivo Kurt (Carlo Simoni) ben recitano la caienna del vivere in coppia con annesso disturbatore. Permettono al drammaturgo, che Bernardi sapientemente restituisce con tutte le pieghe che gli competono (dal male di vivere a una tormentata teoria della rassegnazione), di "venir fuori" al meglio: feroce, dolente, inquieto, tragibrillante, modernissimo. Comunque stuzzicato dal sospetto che possa esistere, da qualche parte, fuori o dentro l'Uomo, la famosa redenzione. Uno spettacolo di merito, pensato, accurato, da vedere.

Rita Sala

Ultima modifica il Lunedì, 16 Settembre 2013 09:37

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