Testo di Raffaele Viviani
regia Alfredo Arias
con Mariano Rigillo, Gaia Aprea, Gennaro Di Biase, Gianluca Musiu,
Anna Teresa Rossini, Ivano Schiavi, Paolo Serra, Enzo Turrin
e con la partecipazione di Mauro Gioia
musiche eseguite dal vivo da Pietro Bentivenga (fisarmonica),
Giuseppe Burgarella (pianoforte), Erasmo Petringa (violoncello)
scene Chloe Obolensky
costumi Maurizio Millenotti
disegno luci Cesare Accetta
arrangiamenti musicali Pasquale Catalano
aiuto regia Lucia Rocco
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
Roma, Teatro Eliseo dal 20 al 29 marzo 2018
Prendere spunto da un testo teatrale per farne un'altra cosa e – malgrado ciò – spacciarlo come opera dell'autore: è una tendenza sempre più in voga fra i registi contemporanei. Piaccia o meno, è un fatto a cui ci si dovrà abituare. È quanto accaduto con Eden teatro, bellissimo lavoro di Raffaele Viviani, in scena all'Eliseo di Roma per la regia di Alfredo Arias.
Il testo è del 1919. Esso dipinge un mondo che sopravvive in ormai sparuti ricordi o in qualche pagina di enciclopedia: quello dei vecchi caffè chantant, dove si alternavano su uno stesso palco: soubrette, fantasisti, attori comici, ballerini. Dove fra il pubblico sedevano nobili signori, più o meno raffinati e più o meno abbienti, che a rappresentazione ultimata tentavano di conquistarsi l'avventura di una sera, galante e fuggevole, con le ballerine della compagnia. Un mondo, questo, non di soli colori accesi, ma anche di acerrime competizioni per far conquistare al proprio nome una certa visibilità sul cartellone d'ingresso. Odii e gelosie, fra prime donne e debuttanti, esplodevano come nulla fosse, per chetarsi d'improvviso e al solo scopo di non far spazientire l'impresario. Pena: lo scioglimento della compagnia. Sullo sfondo del lavoro di Viviani, vi è la guerra appena conclusa e il suo lascito: animi lacerati dall'orrore patito e, malgrado ciò, comici che tentano di strappare ad ogni costo qualche gioviale risata.
Viviani rende tutto questo con una mirabolante girandola di scenette, canzoni, e battute sottili. Rappresentare e rievocare, oggi, quelle tinte e quelle atmosfere senza farle apparire troppo distanti rispetto ai tempi che viviamo: come fare? A ben leggerlo, Eden teatro può essere una metafora perfetta della crisi che lo spettacolo sta attraversando; e insieme con esso, tutto il mondo della cultura. Rappresentare tale declino attraverso questa commedia, potrebbe aiutare a far comprendere quanto sia necessario tornare a far vivere lo spettacolo nei teatri pubblici e in quelli privati. Soprattutto sensibilizzando chi dovrebbe interessarsene giorno dopo giorno.
Nella regia di Arias, manca tutto questo. Egli prende a pretesto Eden teatro per trasformarlo in una confusa girandola di numeri di varietà e avanspettacolo – un madornale equivoco porli assieme! Regna, sulla scena, un gran pasticcio del quale i primi a provare imbarazzo sono gli attori stessi.
Mariano Rigillo (Tatangelo), che nel recitare Viviani ha dato in passato le sue migliori prove di interprete, appare, qui, stanco e fuori parte. Ogni tanto prova a rinvigorirsi, ma non riesce. Eden teatro è una commedia intessuta di brio, dal ritmo scenico serrato che non ammette sfasature. L'intera compagnia – con uomini che vestono panni femminili e qualche donna quelli maschili – pare rincorrerla senza mai raggiungerla.
Pur essendo uno spettacolo sgargiante, pieno di colori e con musiche ben eseguite dal vivo, Arias – purtroppo – non è riuscito a cogliere l'ironia, l'irriverenza e la leggerezza tipiche del Viviani migliore.
Pierluigi Pietricola