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VITA È UN SOGNO (LA) - regia Giuseppe Dipasquale

"La vita è un sogno", con Mariano Rigillo, regia Giuseppe Dipasquale. Foto Dino Stornello "La vita è un sogno", con Mariano Rigillo, regia Giuseppe Dipasquale. Foto Dino Stornello

di Pedro Calderon de la Barca
Traduzione, adattamento, scene e regia di Giuseppe Dipasquale
Interpreti: Mariano Rigillo, Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Filippo Brazzaventre,
Alessandro D’Ambrosi, Valerio Santi, Federica Gurrieri
Costumi: Dora Argento
Immagini: Francesco Lopergolo
Assistente alla regia: Salvo Orlando
Luci: Antonio Licciardello. Macchinisti: Claudio Cutisposto, Marcello Ambra
Sartoria: Sorelle Rinaldi. Decoratrice: Susanna Messina
Parrucche: Alfredo Danese. Coordinamento tecnico: Sandro Alì. Servizi organizzativi: Isabella Costa
Foto di scena: Dino Stornello
Produzione: Teatro della Città- Centro di produzione teatrale
Teatro Brancati- Catania dal 22 al 26 marzo 2023

www.Sipario.it, 23 marzo 2023

Se la scorsa estate, al Teatro greco-romano di Taormina, Giuseppe Dipasquale ha messo in scena in modo intelligente il rocambolesco romanzo La misteriosa fiamma della regina Loana di Umberto Eco, (titolo tratto dal fumetto di Cino e Franco dello statunitense Lyman Young), piazzando al centro del palco uno schermo che proiettava centinaia d’immagini contenute nel libro, adesso contribuiscono al successo dello spettacolo La vita è un sogno (La vida es sueño) di Pedro Calderon de la Barca, le suggestive immagini di Francesco Lopergolo, che s’imprimono, per due ore dei due tempi, sulla nuda scena di uno spettacolo che Dipasquale ha fatto completamente suo, firmando con successo traduzione, adattamento, scene e regia al Teatro Brancati di Catania. Il dramma filosofico-teologico scritto in versi da Calderon nel 1635 sembra tratto da una favola orientale delle Mille e notte che racconta “del califfo che permette ad un mendicante di regnare tra due sonni”. Un’opera che affonda nella follia scientifica di un fantomatico Basilio, re di chissà quale Polonia, cui dà vita un monumentale Mariano Rigillo imbacuccato in abiti pesanti dai colori rosati con corona in testa, volto cinto da barba e capelli bianchi da stentare a riconoscerlo, in grado però di emettere verbo sempre in modo chiaro e potente. Questo re, esperto di astrologia crede in quegli oroscopi che gli hanno vaticinato la nascita d’un figlio poco di buono, uno scellerato che lo detronizzerà gettando il paese nell’anarchia.  Per evitare questa sciagura isolerà Sigismondo, questo il nome del figlio, vestito con molta bravura da Ruben Rigillo, affidandolo al fido Clotaldo, di Angelo Tosto che lo terrà segregato all’interno d’una torre d’un castello sperduto tra i monti. Sigismondo cresce in cattività e diventato adulto il padre prova a liberarlo per vedere come si comporterà, non prima d’averlo fatto narcotizzare e condotto nella reggia. Qui il giovane si sveglia con Clotaldo che gli rivela d’essere figlio del re e il legittimo principe ereditario e dopo aver capito le ingiustizie subite avrà delle reazioni violente contro il padre che l’ha trattato come una bestia e contro i sudditi che sin dai primi momenti tiranneggerà. Solo verso Rosaura, (energica e temperamentosa si mostra Silvia Siravo), che nel palazzo troverà il seduttore che l’ha tradita, la furia di Sigismondo tenderà a placarsi, pensando nel contempo di sedurla a sua volta. A questo punto il re, dando credito agli oroscopi, farà somministrare al figlio un secondo narcotico, facendolo rinchiudere nuovamente nella torre. Al suo risveglio Sigismondo pensa d’aver vissuto in sogno nei panni d’un principe e d’essersi innamorato di una tale Rosaura. Il tempo passa, il re invecchia e designa come successori al trono i due nipoti, Astolfo re di Moscovia (Valerio Santi) e l’infanta Stella (Federica Gurrieri). Una decisione che il popolo rigetta, insorgendo contro il re, liberando Sigismondo, acclamandolo il nuovo sovrano di Polonia. Sigismondo pensa che quanto gli accade possa essere solo un sogno, poi accetta di sognare e si pone a capo dei ribelli guidandoli alla battaglia contro il padre e da cui ne verrà fuori vincitore. Si apprezza qui l’estro delle immagini di Lopergolo che ritraggono i noti dipinti di Paolo Uccello con i cavalieri che si danno battaglia montando cavalli bardati a festa, mentre negli altri momenti visivi si possono ammirare ippogrifi e cicogne volanti, torri e interni di castelli medievali, elementi della natura compresi astri, pianeti e orbite rotanti, formule algebriche e disegni geometrici, nonché interni di palazzi con ritratti di personaggi storici e dipinti semoventi, tendenti a rendere vivo l’intero spettacolo, di cui mi piace ricordare oltre la guardia di Filippo Brazzaventre, la figura di Clarino di Alessandro D’Ambrosi, un fool shakespeariano oltremodo furbo, vivace  e dal cervello fine.  Il dramma, con i protagonisti agghindati con i bei costumi dal gusto rinascimentale e barocco, guarniti di pelliccetta sul dorso, ad opera di Dora Argento, si conclude con Rigillo/Basilio prostrato davanti a Sigismondo, tutto disteso in lungo con faccia a terra, quasi come quei cardinali prima di eleggere un nuovo papa, riappacificandosi definitivamente con lui; con Rosaura che rivelandosi d’essere figlia di Clotaldo sposerà il suo seduttore Astolfo e con Sigismondo che preferirà unirsi a Stella.  «Que es la vida? Una illusion/ una sombra, una ficciòn / y el mayor  bien es  pequeno/ que toda la vida es sueno / y los  suenos  son ». La vita è un sogno, che bisogna vivere con la coscienza che essa è un sogno dal quale dovremo un giorno svegliarci, portando con noi soltanto la somma del bene compiuto. 

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Sabato, 25 Marzo 2023 12:53

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