Gli Ipocriti Melina Balsamo presenta
Giuseppe Battiston in
LA VALIGIA
In Viaggio con Dovlatov
un torero squalificato
Tratto da La Valigia di Sergei Dovlatov
traduzione Laura Salomon
adattamento Paola Rota e Giuseppe Battiston
scena Nicolas Bovey
costumi Vanessa Sannino
luci Andrea Violato
suono e musica Angelo Elle
regia Paola Rota
Roma – Teatro Ambra Jovinelli dal 1 al 12 marzo 2023
Un ambiente con luci soffuse, dove dall’alto scende una mezza sfera di colore biancastro, all’interno della quale ogni tanto è sparato del fumo. La luna, sicuramente. Al centro e di lato, delle aste con microfoni. A sipario ancora chiuso, si sentono musiche e dei versi di una voce umana disturbata da interferenze. Dopo pochi secondi, tutto è chiaro: siamo in uno studio radiofonico. Poi, ecco parole che comprendiamo benissimo: “La valigia siamo noi”. Sono pronunciate in italiano, ma con una cadenza tipicamente russa: vocali accentate in modo esagerato – specie le “a” e le “o” e la mancanza di articoli determinativi e indeterminativi prima dei sostantivi. Chi le dice è il protagonista della storia che si vedrà rappresentata: Sergej Dovlatov, autore del romanzo La valigia, ridotto per il teatro da Giuseppe Battiston e Paola Rota che cura anche la regia dello spettacolo in scena all’Ambra Jovinelli.
Battiston è un attore straordinario. La sua bravura, al cinema e nelle serie televisive, non è una novità. Ma in teatro, se si vuole, è ancora più bravo. Perché tira fuori tutta una serie di sfumature, intonazioni, espressioni facciali, movimenti del corpo, tempi di recitazione, ironia che davanti a una telecamera è difficile lasciar emergere. E invece sul palco tutto è possibile. Basta un po’ di immaginazione, coraggio, e anche di sana follia: ecco compiersi il miracolo. Un miracolo che a Battiston è riuscito perfettamente.
Il Dovlatov da lui interpretato non si limita solo ad essere un narratore, ma un vero e proprio evocatore di fantasmi, sensazioni, odori, sapori, ricordi, dolori, piccole gioie, preoccupazioni, pazzie, incoerenze di un personaggio che è stato tutto e il suo contrario. Molti lo ricordano, semplificando, come un giornalista. E la sua esistenza questo ci ha lasciato in eredità. Va benissimo così, ci mancherebbe! Ma tutto ciò a Battiston non è bastato. Perché sa benissimo – come non essere d’accordo? – che la vita d’un uomo non si esaurisce solo in ciò che ha singolarmente vissuto in prima persona. Gli altri dove li mettiamo? Eccoli entrare in scena, sotto il profilo recitativo – drammaturgicamente è sottinteso – come se, invece d’un interprete solo, ci fosse una vera e propria compagnia. E tutta impersonata da Battiston.
E pare davvero di vederli questi guitti, questi disperati, questi tiranni, questi pasticcioni combinaguai così irresistibili e simpaticissimi, guadagnare il centro del palco e inscenare la commedia. Ad ogni personaggio, la sua caratteristica: vocale, gestuale, di sguardo, di movimento, nel modo di parlare. Questa la regola seguita da Battiston.
Ne è emerso un monologo che tale non è stato. Una vera commedia popolata da più interpreti. Un miracolo possibile solo grazie ad attori dall’immensa bravura come Giuseppe Battiston, che ha fatto emergere l’ironia e lo spirito d’una URSS soffocata dalla dittatura, ma divertente e fantasiosa come le pagine di Bulgakov, umana. Al punto che è impossibile non provarne affettuosa simpatia.
Pierluigi Pietricola