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ESSERE DON CHISCIOTTE - regia Gennaro Duccilli

"Essere don Chisciotte", regia Gennaro Duccilli "Essere don Chisciotte", regia Gennaro Duccilli

Regia Gennaro Duccilli
Con Gennaro Duccilli, Maurizio Castè, Lina Bernardi, Eleonora Cardei,

Giovanni Sorrentino, Giordano Luci, Ariela La Stella, Antonio Maria Duccilli
Aiuto Regia: Eleonora Cardei;
Scene: Sergio Gotti;
Costumi: Ines Delle Vedove
Luci: Antonio Accardo
Audio: Giulio Duccilli
Organizzazione: Teresa Barberio
al Teatro Flaiano di Roma dal 21 novembre al 1 dicembre 2019

www.Sipario.it, 2 dicembre 2019

"Don Chisciotte, pazzo per i libri di cavalleria, folle bambino adulto, gioca e fa sul serio nello stesso tempo. Nella confusione fra arte e vita, egli finalmente recita, perché davvero vive". Sono poche ma illuminanti parole che mostrano l'idea, la chiave di regia alla base dello spettacolo Essere don Chisciotte, tratto dal celeberrimo libro di Cervantes per la regia di Gennaro Duccilli.
Si tratta, in sostanza, della trasposizione teatrale delle avventure dell'hidalgo. Ma diversa è la metafora che dà il via alla rappresentazione. L'intera vicenda di don Chisciotte è il sogno di due barboni, poveri derelitti mal sopportati dalla società il cui unico bene, la sola ricchezza che possiedono è nel mondo onirico e nelle possibilità che questo offre loro. Oltre alle chimere, ogni tanto vi sono dei libri sulle cui pagine è bello potersi chinare così da fuggire l'orrore della propria quotidianità; o un barattolo di vetro con dentro delle lucciole che, volando, emettono quella loro caratteristica luce. A parte questo, nulla più.
La vicenda raccontata da Cervantes, quindi, assieme alle sue girandole di invenzioni e fantasie, è la chiave di volta per tentare di cambiare la situazione di esistenze disgraziate e derelitte. Il personaggio di don Chisciotte, la sua cultura e tutto ciò che ne deriva, divengono metafora e unica opportunità di riscatto da una povertà imposta dalla quale fuggire sarebbe, diversamente, impossibile. Ciò che ai poveri rimane è quanto riescono a coltivare nel proprio animo e nella propria mente. Questo patrimonio potrebbe indurli anche a ribellarsi, ma sapendo che difficile sarà vincere resistenze e frontiere invalicabili che un'ingiusta società ha costruito e consolidato per preservare il suo mondo falso e fittizio, retto su labilissime credenze e spettrali atti di fede.
Questo il senso dell'interpretazione che Duccilli fa del Don Chisciotte. E lo spettacolo, va detto, in certa misura ben lo esprime. In modo netto è evidenziato l'antagonismo fra l'hidalgo e chi gli sta intorno: fantasia e libertà che si trovano a fronteggiare il bieco pragmatismo e il laido interesse del tornaconto. Elemento che cerca di stemperare questa opposizione insanabile è Sancho Panza, il fido scudiero di don Chisciotte; colui che, pur non credendo alle fantasticherie del suo padrone, comunque non lo contraddice fino in fondo e non condiscende con quanto la società impone a tutti di prestar fede.
L'hidalgo interpretato da Gennaro Duccilli ha la fisicità possente e fiera che ogni cavaliere deve possedere e mostrare. Ma la sua recitazione finisce, talvolta, per essere un po' statica, con poche variazioni di ritmo e timbro vocale e che danno l'impressione di una poco approfondita analisi del personaggio. Spesso Duccilli eccede in formalismi e clichés così da costringere il suo cavaliere ad assumere parvenza di stereotipo. Ciò che è l'esatto contrario di quello che don Chisciotte è e dovrebbe essere: un profluvio di fantasia e invenzioni, genialità e coraggio, verità.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Sabato, 07 Dicembre 2019 08:31

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