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ENRICO IV - regia Antonio Calenda

Roberto Herlitzka in "Enrico IV", regia Antonio Calenda Roberto Herlitzka in "Enrico IV", regia Antonio Calenda

di Luigi Pirandello
prosa – PRIMA ASSOLUTA
EVENTO SPECIALE
regia Antonio Calenda
con Roberto Herlitzka
E con: Daniela Giovannetti, Armando De Ceccon, Sergio Mancinelli, Giorgia Battistoni,
Lorenzo Guadalupi, Alessio Esposito, Stefano Bramini, Lorenzo Garufo, Dino Lopardo
Regista assistente: Alessandro Di Murro
Scene e costumi: Laura Giannisi
Luci: Matteo Ziglio
Produzione: Gruppo della creta
Organizzazione: Bruna Sdao
Direttore di produzione: Pino Le Pera
Teatro Basilica di Roma, dal 25 febbraio al 8 maro 2020

www.Sipario.it, 28 febbraio 2020

Si racconta che vedendolo recitare, Maria Luisa Aguirre D’Amico gli disse: “Mio nonno – Luigi Pirandello – ha scritto Enrico IV per un attore come lei”. Di chi stiamo parlando? Di Roberto Herlitzka, ora in scena al Teatro Basilica di Roma proprio con l’Enrico IV del grande drammaturgo siciliano per la regia di Antonio Calenda.
È una gioia vedere questo grande, elegante, raffinato, prestigioso e autorevole interprete dar voce e corpo ad una delle più celebri e affascinanti pièce pirandelliane. Il palco non presenta scenografie. Solo degli appendiabiti ai lati, dove ogni tanto gli attori vanno per prendere i costumi da indossare; un tavolo al centro che dopo poco l’inizio viene smontato. Perché questa scelta minimalista? Perché il dramma della follia – veritiera dapprincipio, inscenata successivamente – investe tutto e tutti, svuotando il reale della sua parvenza di veridicità.
Il protagonista di quest’opera di Pirandello, dove più che lo sdoppiamento dell’io in tante maschere fittizie che la società impone, è – come si dice proprio all’inizio – quello strappo, quel buco nel cielo di carta attraverso il quale la realtà fa capolino scombinando ogni nostra supposizione. Esperienza che il nobile che si finge Enrico IV di Franconia ha esperimentato su di sé e che gli ha consentito di smascherare ipocrisie, sentimenti mai provati eppure spacciati per veri. Una follia dove egli si rifugerà dopo aver ucciso il suo rivale in amore Belcredi: solo luogo dove gli sarà possibile fuggire la realtà e le conseguenze del suo gesto, poiché tutto non è che uno strappo nel cielo di carta.
Di questo delirio che si fa teatro puro Roberto Herlitzka ne è l’istrione elegante. Quando entra in scena, è come se tutto venisse risucchiato dalla sua forte capacità interpretativa, dalla sua voce così riccamente modulata e piena di colori e toni. Il suo Enrico IV è un uomo invecchiato nell’aspetto ma non nell’animo, che è rimasto puro perché non insozzato dall’altrui falsità. Egli ride delle menzogne che gli altri ordiscono attorno alla sua persona, senza restarne invischiato, senza mai provarne fastidio. E perché poi dovrebbe sentirsi offeso? Di cosa? Di parole che il prossimo, arbitrariamente, appiccica su di lui perché il suo personaggio non corrisponde agli altrui disegni? Meglio, allora, la pazzia e fingere che un’altra verità sia vera. O per meglio dire: come se fosse vera.
Un’interpretazione, quella di Herlitzka, che non manca di ironia. Caratteristica di cui questo eccezionale interprete è dotato e che gli consente di percepirla anche laddove parrebbe non esserci. Ma Pirandello, come ogni classico, è autore straordinariamente ironico: ciò che lo rende drammatico senza cadere nel patetico. Per dar vita a queste sfumature, Herlitzka cambia repentinamente ritmo nel dire la battuta. E lo fa con delicato umorismo, affinché mai il pubblico dimentichi che dietro una risata (sommessa o forte che sia) sempre, per il nostro Pirandello, si nasconde la malinconica tragedia di una vita.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Mercoledì, 04 Marzo 2020 08:03

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