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LA LEZIONE – regia Antonio Calenda

"La Lezione", regia Antonio Calenda "La Lezione", regia Antonio Calenda

di Eugène Ionesco
Con Nando Paone, Daniela Giovanetti, Valeria Almerighi
Regia: Antonio Calenda
Aiuto regia: Alessandro Di Murro
Scenografa: Paola Castrignanò
Costumista: Giulia Barcaroli
Disegno luci: Luigi Della Monica
Coproduzione Tradizione E Turismo – Centro Di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro, Teatro Stabile Del Friuli Venezia Giulia, Accademia Perduta Romagna Teatri e Fattore K
In scena al teatro Sannazaro di Napoli fino al 4 febbraio

www.Sipario.it, 1 febbraio 2024

Che senso ha riproporre oggi in teatro le opere di Ionesco e, soprattutto, in che modo vanno dirette ed interpretate? Di sicuro Antonio Calenda che dirige “La lezione” con Nando Paone, Daniela Giovanetti e Valeria Almerighi in scena al teatro Sannazaro di Napoli conosce le giuste modalità per farlo.

Ionesco è uno dei maestri della innovazione teatrale degli anni ‘50 e ancora oggi ci appare come un sovvertitore dei canoni e un autore di dirompente attualità. In questo spettacolo comico ma anche profondamente tragico, troviamo tutti gli elementi per riflettere su quello che il mondo ci sta mostrando. 

La maestria di Calenda risiede nel rendere il testo molto più espressivo di quello che già è, senza sovrapporsi all’autore, ma donandogli una attualità che lo rende un classico esempio di ‘teatro vivo tra i vivi’ e quindi utile. 

La scelta degli attori, poi, è il colpo da maestro. Nando Paone ha fatto un lavoro enorme per cogliere le mille sfaccettature e difficoltà del linguaggio astratto caratterizzante l’opera. Del resto la scrittura è la peculiarità del teatro dell’assurdo; non si tratta, infatti, di qualcosa di incomprensibile, ma al contrario di molto logico anche se di una difficoltà incredibile. Paone si mette a disposizione del lavoro in maniera totale, spaziando tra sfumature a volte lievi altre volte più forti e violente, facendo sfoggio di un sapiente uso del corpo, che del resto l’attore nella sua carriera ha sempre utilizzato molto, ma che qui è valorizzato al meglio. La Giovanetti sfoggia a sua volta tutta la gamma delle sue capacità teatrali, già apprezzate in tanti lavori, e contribuisce, con l’uso di tempi e pause giuste, alla perfetta riuscita del dialogo. La Almerighi, infine, restituisce molto bene il suo personaggio e diventa il terzo componente del dialogo a due.

Una studentessa si presenta a casa di uno stimato professore per ricevere alcune ripetizioni di matematica e filologia per conseguire il “dottorato totale”. La riceve ed introduce la governante, che ha un ruolo fondamentale nell’opera pur facendo solo sporadiche apparizioni. In un primo tempo la conversazione tra studentessa e professore scorre in maniera serena con la giovane che prende il sopravvento sull’uomo. Ma tutto cambia quando l’allieva inizia a incontrare delle difficoltà, la situazione muta verso il dramma come anticipa la governante con la battura “la filologia porta al peggio”. Con un coltello immaginario il professore esercita la sua violenza coercitiva sulla giovane allieva per poi portarla alla morte che sarà di grande simbolicità. 

Il testo evidenzia le atrocità del tempo di Ionesco e anche del suo vissuto continuamente vessato dal padre.

La deformazione del linguaggio e delle psicologie dei personaggi, sono la più rarefatta metafora della sterilità degli individui, che si muovono come fantasmi grotteschi e, talvolta, sono colmi di umorismo malinconico. Il rovesciamento delle situazioni riflette l’ipocrisia dei rapporti sociali e delle convenzioni all’interno della società. 

Da sottolineare la circolarità dello spettacolo che termina come è iniziato non lasciando spazio al cambiamento. Il professore non abbandona le sue posizioni, la sua voglia di ricoprire un ruolo di potere e di non mutare in nessun caso nemmeno per venire incontro alle ragioni altri. Non c’è scampo, quindi.

Questo spettacolo è una vera lezione, un recupero di un teatro che sta sparendo sempre di più, in cui il regista lavora con gli attori passo dopo passo per realizzare uno spettacolo che restituisca a chi lo guarda il senso vero del fare arte da artigiani della scena.

Roberta D’Agostino

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Febbraio 2024 06:09

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