Di: Hugo von Hofmannsthal; traduzione e adattamento di Carmelo Rifici
Scene: Guido Buganza, Costumi: Margherita Baldoni, Musiche: Daniele D'Angelo
Regia: Carmelo Rifici
Produzione: Teatro Stabile del Veneto
Interpreti: Elisabetta Pozzi e con Alberto Fasoli, Mariangela Granelli, Massimo Nicolini, Marta Richeldi, Francesca Botti, Giovanna Mangù, Silvia Masotti, Chiara Saleri, Lucia Schierano
Trieste, Politeama Rossetti dal 9 al 13 novembre 2011
C'è attesa di vendetta nel lugubre palazzo degli Atridi. I muri e i pavimenti lordati del sangue eterno del delitto incombono sulla platea ed inseguono folli geometrie escherane. Le macchie inquietanti (al limite dello splatter) sembrano rinnovarsi e invano vengono strofinate dalle serve sulla scena. Donne che sono vittime di dissociazione psichica, deliranti, disarmoniche nel loro comportamento febbrile, allucinate, disturbate nel linguaggio e nella personalità. Schizofreniche, appunto, e immerse in uno spazio sottosopra fitto di porte, a riflettere la loro condizione interiore sconvolta. Tutte turbate irrimediabilmente come Elektra, cui sono crudelmente ostili, dall'omicidio di Agamennone perpetrato dalla moglie Clitennestra e dal suo amante Egisto.
Un incubo grandguignolesco che raccapriccia e che traduce, secondo il regista Carmelo Rifici (promettente allievo di Luca Ronconi), le atmosfere decadenti della Grecia del poeta tedesco Hugo von Hofmannsthal, lontana dalla Grecia epica ed evocativa di Sofocle. Il dramma, scritto di getto nel 1903 che si rivelò subito consentaneo alla musica del compositore Richard Strauss, trova ora un'interessante rappresentazione moderna prodotta dal Teatro Stabile del Veneto. Un allestimento pregno di significati, cullato da un sinistro tappeto sonoro, suggestionato senza dubbio dalle grandi scoperte dell'inconscio dell'epoca. "Le parole in poesia di Hofmannsthal – secondo Rafici – hanno il compito di scagliare addosso allo spettatore una serie di immagini e suoni atroci e bestiali da condurre immediatamente questo in uno spazio-prigione popolato di mostri, personaggi deformi nel corpo e nell'anima". Campeggia una figura di protagonista shakespeariana, prossima ad Amleto nella sua estenuata impossibilità di agire, spiritualmente inerte nella cattività della sua psiche. Interpreta con aggressività questa particolare Elektra, ovvero colei che, nascendo, "è strisciata fuori dalla tomba di suo padre", una vibrante Elisabetta Pozzi, imbrattata di sangue e prostata dalla sete di vendetta. A braccarla nei labirinti materiali e mentali della reggia, oltre alle citate serve internate, troviamo delle presenze ammorbanti e distorte: la sorella Crisotemi (Marta Richeldi), bambola d'aspetto sgradevole che non potrà mai vivere la propria femminilità, il fratello Oreste (forse poco efficace nell'interpretazione di Massimo Nicolini), Clitennestra (Mariangela Granelli) ed Egisto (Alberto Fasoli) entrambi celati da orride maschere.
Elena Pousché