di Tim Crouch
regia Carlo Cerciello
con Paolo Coletta e Mercedes Martini
tecnico audio: Giusy Crescenzo, costumista: Daniela Ciancia, costumi: Penalty, traduzione Luca Scarlini
produzione Napoli Teatro Festival Italia
in collaborazione con MADRE - Museo d'Arte contemporanea Donna REgina e Gallerie d'arte contemporanea della città di Napoli
Milano, Fondazione Arnaldo Pomodoro, dal 12 al 16 novembre 2008
«England» siamo noi
Pochi tratti per disegnare la violenza di una società che pensa che con i soldi si possa comprare tutto, che si considera raffinata, con una stupefacente educazione dei sentimenti e del gusto pervasa com' è da secoli di arte, di poesia. Pochi tratti per svelarne, invece, il volto bieco, razzista, senza etica e opportunista in dialoghi asciutti che si intrecciano a ritmo serrato in una pièce spiazzante e aspra che ha un incalzante andamento musicale. È l' inquietante «England» dell' inglese Tim Crouch portato in scena con bel rigore ideativo da Carlo Cerciello, ben recitato da Mercedes Martini e Paolo Colletta, ottimamente tradotto da Luca Scarlini. Lui è un ricco mercante d' arte, lei si scopre gravemente malata di cuore. È necessario un trapianto. I soldi non mancano, un cuore si può anche comprare. Lei si recherà in India per «ringraziare» la vedova del «donatore» portandole in regalo un «pezzo» arte. Crouch indica le gallerie d' arte contemporanea, - a Milano lo splendido spazio della Fondazione Pomodoro tra capolavori del grande artista - come luogo per le rappresentazioni con il devastante effetto di rendere ancor più insopportabile, in quei luoghi che dovrebbero affinare lo spirito ed espanderlo, la violenza e la volgarità di una società per la quale l' arte non accresce le facoltà dell' essere ma solo quelle del possedere. Fondazione Pomodoro fino a domenica
Magda Poli
Quindi la piacevolezza di questa proposta sta nel fatto che il testo di Crouch, interpretato da due attori (Paolo Coletta e Mercedes Martini) e una figurante (Giusy Crescendo) con compiti di interventi fonici assegnati ad un piccolo registratore, ci mette a contatto in modo "vivo" con gli interpreti che agiscono in piena luce, a pochi centimetri dai nasi del pubblico e, di volta in volta, interagiscono anche con i quadri esposti. La storia che viene snocciolata, passando da una saletta all'altra, racconta, con alternanza anche dei ruoli, di una donna che subisce un trapianto di cuore che ristabilisce il complesso rapporto con il marito, mercante d'arte.
Quello che abbiamo apprezzato nella essenziale regia di Carlo Circiello è che ha conferito agli interpreti moduli e ritmi recitativi ben sostenuti, suggestivi, aggressivi, diretti ad un grumo di presenti, non più di venti, che timidamente si dispongono alle pareti e si lasciano accarezzare dalla recitazione espressiva di Paolo Coletta e da quella grintosa di Mercedes
Martini; entrambi dimostrano la sicurezza e la consapevolezza di quanto sia importante stare "dentro" alla parte, "dentro" al personaggio, e non distrarsi mai. Il che non è facile quando ti senti il fiato e gli sguardi addosso del pubblico.
Mario Mattia Giorgetti