scritto e diretto da Peppe Fonzo
con Luigi Credendino
produzione Magnifico Visbaal
Napoli, Nuovo Teatro Sanità 21, 22, 23 ottobre 2016
Avete presente Filumena Marturano, capolavoro di Eduardo De Filippo tradotto in tutte le lingue e messo in scena da un capo all'altro del Pianeta? Siete cresciuti nel mito della ex prostituta, madre coraggiosa e amante rassegnata del cinico don Domenico Soriano, che a teatro ha avuto il volto (tra le altre) di Titina De Filippo e al cinema di Sofia Loren (in Matrimonio all'Italiana)? Beh, dimenticate tutto questo: per un'ora, dovete compiere lo sforzo sovrumano di relegare il grande Eduardo nel posto più sacro e nascosto del vostro cuore, facendo tabula rasa.
È il solo modo di resistere a Fuje Filumena, lo spettacolo ideato da Peppe Fonzo e messo in scena al Nuovo Teatro Sanità. La premessa è d'obbligo: una riscrittura di Eduardo è per definizione impresa ardua e coraggiosa; chi si cimenta va consapevolmente a toccare uno degli affetti più inviolabili per il grande pubblico. E Filumena è da sempre icona di forza e generosità, passione e fascino ineguagliabile. In una parola, Filumena è donna!
Ecco perché destabilizza l'ardito monologo firmato da Fonzo e interpretato da Luigi Credendino. Quasi una sfida alla sensibilità comune. L'eroina tragica di Eduardo non è più femmina, ma femminello. Credendino incarna un ragazzo – un maschio – che come Filumena sopravvive alla miseria prostituendosi già a tredici anni: così, un cliente dopo l'altro, incontra Domenico, moderno boss di Caivano. La vicenda è nota: i due si innamorano; o meglio, "lei" inizia a credere in un sentimento che rompe schemi e convenzioni. Domenico è ammogliato e in più (rispetto al testo originale di Eduardo) è padre di tre figli. Da un lato, la famiglia di un boss rispettato e temuto; dall'atro, l'amante, che non si capisce neanche se sia uomo o donna. Una prostituta, magari; più probabilmente, un nessuno.
Ma Filumena non ci sta: proprio come nella commedia di Eduardo De Filippo, l'eroina non rinuncia a combattere e, dopo aver affrontato in una disperata preghiera la Madonna delle Rose, si fa valere prendendo la sua irrevocabile decisione. Dopodiché nulla sarà più come prima. L'amore e il desiderio di maternità di Filumena (che chiunque troverebbe 'anormali') avranno la meglio su ogni altro sentimento: tracimeranno con la forza distruttiva di un fiume in piena, spazzando via ogni cosa (ecco la differenza rispetto a Eduardo); da solitudine, degrado ed emarginazione non può nascere vita.
Linguaggio eccessivo e volgare; comicità facile ed emotività isterica. Tutto in Fuje Filumena è volutamente portato all'esasperazione: se l'intento è urtare la suscettibilità degli spettatori, sfidarne il gusto fino a dargli fastidio, allora l'autore coglie nel segno. Caricaturale e farsesca (forse, funzionale allo scopo) l'interpretazione di Luigi Credendino, assai più coinvolgente nelle scene drammatiche, come quella in cui il femminello Filumena racconta il primo rapporto sessuale subìto a tredici anni nella casa di appuntamenti. La riflessione sulla condizione dell'emarginato, sul degrado che abbrutisce ed isola fino a generare mostri, è comunque efficace. Intensa la prova fisica del protagonista nelle scene di violenza reale e strillata.
Giovanni Luca Montanino