di e con Lucilla Giagnoni
collaborazione ai testi Maria Rosa Patanè
musiche originali di Paolo Pizzimenti
luci, scene e video di Massimo Violato
produzione Centro Teatrale Bresciano
visto l'8 novembre 2016 al teatro Santa Chiara, Brescia, prima nazionale
Lucilla Giagnoni è un'autrice che lavora per racconti che corrono su piani paralleli, è un'attrice che ha fatto del teatro di narrazione un modello di scrittura scenica modulare, che sa con efficacia accompagnare lo spettatore nei diversi piani non solo narrativi ma anche di pensiero. Sono lontani i tempi in cui Giagnoni e Curino condividevano lo stesso palcoscenico, ma della comune origine del 'piacere di raccontare' c'è ancora traccia, anche se il tratto forte della narrazione messa in atto da Giagnoni è la stringente e a tratti algida argomentazione, laddove invece il narrare di Laura Curino vive del calore antico delle favole. Si ha come la sensazione che la spinta a raccontare di Lucilla Giagnoni nasca sempre più da un bisogno impellente di svelare e dimostrare con un andamento serrato che ora apre e ora chiude, che offre scenari per poi subito dopo concentrarsi in una sintesi ficcante e a tratti assoluta. Ciò al pubblico piace, in fondo lo rassicura di un procedere razionalizzando che offre un senso ultimo ad ogni cosa. Così in Furiosa mente c'è la riflessione sulla conflittualità del nostro stare al mondo, sulla babele delle comunicazioni, sulla fame di epica e di eroi, sulla capacità del nostro cervello di elaborare concetti, sul senso disarmante di una madre che deve relazionarsi con la figlia nativa digitale. Come spesso accade nelle argomentazioni teatrali di Lucilla Giagnoni il percorso parte dal quotidiano e dalle domande che l'attrice si pone. In palio c'è la battaglia all'ultima digitazione fra il nostro vivere mediaticamente tutto e una realtà che si fa sempre più irreale. L'invito iniziale a farsi un selfie è la provocazione dell'attrice ma anche un modo per dire: siete qui in teatro, presenti e attivi, l'avete documentato, dunque ora a me gli occhi please, lasciando lo schermo dell'iphone o dello smartphone. Il passo dalla riflessione sui new media a farne lo scenario/metafora dell'intero racconto è breve. Così in Fuoriosa Mente l'impressione è quella di ricevere l'invito a giocare a un videogame, passando di livello in livello, vestendo i panni di cavalieri ed eroi pronti a combattere una guerra che si compie nella nostra mente. Al livello mediatico/ludico si affianca quello legato al recupero delle grandi epopee del mito con la lezione in cui il dio Krishna mostra al guerriero Arjuna come il vero campo di battaglia sia la sua mente e il suo dominio. Così si passa dal Baghavadgita all'Iliade, dall'Orlando Furioso al Don Chisciotte per citare alcuni delle grandi epopee utilizzate ed evocate per dare racconto e concretezza alla riflessione su quella battaglia di realtà e rappresentazione che si gioca all'interno della nostra mente e che ha evidenti riflessi sul mondo che abitiamo. Assistendo a Furiosa mente ci si lascia guidare da Lucilla Giagnoni e alla fine ci si abbandona a lei e si arriva – volenti o nolenti – ad un pensare positivo che ha nel Cantico dei cantici di San Francesco la propria summa, ovvero la possibilità di andare oltre i conflitti sentendosi parti di un unico universo, parti infinitesimali di un mondo/cosmo in cui le connessioni neurali dialogano senza soluzione di continuità con i movimenti dell'universo. E allora viene da pensare all'umanesimo planetario di Edgar Morin – si veda in proposito le 7 lezioni per un pensiero globale, appena pubblicato da Raffaello Cortina editore -, o ancora si pensi al cosmoteismo, teorizzato da Jan Asmann. La forza di Lucilla Giagnoni è quella di offrire – o almeno tentarci – una possibilità di mondo altro rispetto a quello che viviamo, di ipotizzare una via d'uscita possibile a quel confliggere di passioni e odi che sono pur sempre energia umana e universale. Si esce rincuorati e sostenuti da un po' di ottimismo dopo aver assistito a Furiosa mente.
Nicola Arrigoni