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FIDELITY CARD - regia Roberto Bonaventura

Nella Tirante in "Fidelity Card", regia Roberto Bonaventura Nella Tirante in "Fidelity Card", regia Roberto Bonaventura

di Nella Tirante
Interpreti: Gianmarco Arcadipane e Nella Tirante
Regia e ideazioni luci Roberto Bonaventura
Aiuto regia Michelangelo Maria Zanghì
Scene, costumi e grafica Cinzia Muscolino

al Clan Off Teatro di Messina 18 e 19 novembre 2017

www.Sipario.it, 20 novembre 2017

Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori, echeggia un nero adagio. Diventato nel frattempo un popolo di allenatori di calcio, cui possiamo aggiungere, senza essere smentiti, un popolo di drammaturghi. Infatti da quando un gruppo di critici ha caldeggiato un nuovo teatro del tipo fatevi i testi vostri, rispondenti alla nostra contemporaneità, è sorta in Italia una nutrita schiera di sceneggiatori, commediografi, drammaturghi tout court, rappresentati e messi in scena da giovani o meno giovani registi alla ricerca di nuove fortune e di nuove identità. Spesso sono monologhi o dialoghi, raramente i personaggi superano le dita d'una mano, complice la "perenne" crisi teatrale che condiziona scene e costumi, dibattendosi la regia a non eccedere e nemmeno a essere insufficiente. Gli argomenti ruotano sulla condizione femminile, sulle identità sessuali, sulle famiglie ristrette o allargate, su fatti di cronaca rosa, nera o gialla, su argomenti surreali o paranormali in cui può stazionare tra il pubblico una Madonna che muove a suo piacimento alcuni personaggi in scena, così come è accaduto poche settimane fa al Clan Off Teatro di Messina con Mari/Age di Rosario Palazzolo, lo stesso spazio che adesso ospita con la regia di Roberto Bonaventura la pièce Fidelity Card di Nella Tirante, lei stessa protagonista d'una madre sconvolta, convinta che compiendo una serie di fioretti dedicati a tutti i santi del calendario, acquisirebbe, a suo dire, quei punti utili a fare guarire il figlio disabile. Un ragazzo che Gianmarco Arcadipane, di nome Darex col numero 11 sulla maglia azzurra della nazionale italiana, veste spasticamente per tutti i 70 minuti dello spettacolo in una postazione rettangolare simile a una culla o una gabbia per animali domestici, situata sopra una sorta di mini-stanza di eguali dimensioni con tanto di tendina diventato l'abitacolo della madre. La quale, poverina, si cinge la vita con una max-cintura nera da cui le pendono una sfilza di santini tenuti da catenelle e che passa il tempo pregando e udendo da una radio religiosa i consigli che qualcuno le impartisce per acquisire nuovi punti, esortando nel contempo il figlio a non bestemmiare e ripromettendosi di condurre il marito in chiesa per la messa di domenica. Da quella sorta di balconcino il ragazzo fa come un pazzo, non sopporta di vedersi in quello stato rispetto ai fratelli normali, sogna di diventare un calciatore, pure un pilota di Formula Uno, insomma vorrebbe essere una persona normale con una vita normale in grado di passeggiare su quel lungomare che vede dalla sua postazione. Il miracolo non arriva. Giunge solo in sogno, in un momento in cui il ragazzo può palleggiare a suo piacimento e muoversi come vuole, desiderando in chiusura di librarsi in aria come un uccello. Un testo fragile che si rompe varie volte come un cristallo di Venini per ingenuità e bigottismo e che per quanto vincitore assieme ad altri tredici spettacoli al Festival I Teatri del Sacro 2017 ad Ascoli Piceno lascia gli spettatori attoniti e inebetiti.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Lunedì, 20 Novembre 2017 08:31

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