Dux in scatola - Autobiografia d'oltretomba di Mussolini Benito
Testo, regia e interpretazione di Daniele Timpano
Disegno luci: Marco Fumarola
Progetto grafico: Alessandra D'Innella
Collaborazione artistica: Valentina Cannizzaro
Produzione: Frosini/Timpano – amnesiA vivacE In collaborazione con Rialto SantAmbrogio
Finalista Premio Scenario 2005 Finalista Premio Vertigine 2010 Selezione Face à Face 2011
al Teatro Festival "Il Cortile" di Messina 29 luglio 2019
Meno male che Dux in scatola di Daniele Timpano, scritto, interpretato e messo in scena da lui stesso nel cortile settecentesco del Palazzo Calapaj-D'Alcontres di Messina all'interno della terza edizione de Il Cortile Teatro Festival diretto da Roberto Bonaventura e Peppe Giamboi, sia stato scritto in tempi non sospetti (nel 2005), altrimenti oggi si potrebbe pensare che cavalca quel fenomeno di destra che sta investendo parecchi paesi europei, compreso il nostro. Allo stesso modo come non si può pensare che il romanzo M Il figlio del secolo, recente vincitore del Premio Strega, sia stato scritto da Antoni Scurati per una qualche simpatia per il fascismo di Mussolini. Tuttavia, nonostante esista il divieto sulla nostra Costituzione di riorganizzare un nuovo partito fascista, si avvertono già da un pezzo aure destrorse quando i cittadini esprimono intolleranza verso la gente di colore, quando diminuisce o scompare la solidarietà verso i più deboli che ti stanno accanto o quando vedi che c'è una tendenza a chiudersi nel privato pensando che i problemi attorno riguardino gli altri e non te. Timpano ha scritto un testo divertente, ironico, ricco di riferimenti storici, alcuni reinventati, un'autobiografia del duce ucciso dai partigiani il 28 aprile 1945 e il giorno dopo il suo cadavere con quello di Claretta Petacci appesi per i piedi nel Piazzale Loreto di Milano. Un fatto che lo stesso Ferruccio Parri, capo del CNL, definì "uno spettacolo da macelleria messicana" e Sandro Pertini disse che con questi comportamenti l'insurrezione fu disonorata. In sintonia con Carlo Lizzani che nel suo film del 1974 Mussolini ultimo atto con Rod Steiger e Lisa Gastoni nei ruoli di Benito e Claretta, eviterà di trattare il capitolo Piazzale Loreto. È da qui che Daniele Timpano, calandosi epicamente nei panni del dux, in modo surreale racconta in piedi, vestito di nero con cravatta rossa, gli avvenimenti successivi, avendo accanto soltanto un baule 80x40, un oggetto emblematico visto che il cadavere di Mussolini ne occuperà altri tre. Da quando fu trafugato dal Cimitero di Musocco a Milano da un gruppo di fascisti a quando fu portato a Madesimo e poi nella Certosa di Pavia, quindi restituito nel 1956 alla famiglia e infine dopo 12 anni (nel 1957) traslato nel cimitero San Cassiano di Predappio. Un cadavere che cambiò quattro bauli e che visse una serie di avventure necrofile accompagnate da commenti di Carlo Emilio Gadda ("L'appiccaggione di Priapo e della sua Vulva in un coniugato fetore a Piazzale Loreto") di Curzio Malaparte quando gli infermieri della sala anatomica "si gettavano in faccia quei miseri resti, ora il fegato, ora un polmone, ora il cuore, ora un groviglio di intestini" o di Filippo Tommaso Marinetti che nello sguardo del dux vi vide futuristicamente degli "occhi ultra dinamici che gareggiavano in velocità con gli automobili nelle pianure lombarde". Occhi enormi e roteanti su un cranio rotondo che Fellini immortalò nel suo Amarcord durante una parata fascista.
Gigi Giacobbe