Di Tina Štivičić
Traduzione Bruno Fornasari
con Emanuele Arrigazzi, Edoardo Barbone, Denise Brambillasca,
Gaia Carmagnani, Ilaria Longo, Valentina Sichetti, Umberto Terruso
regia Eugenio Fea
disegno luci Fabrizio Visconti
scene e costumi Clara Chiesa, Marta Vianello
con la collaborazione di Erika Carretta
audio Danilo Randazzo, Daniele Vagnozzi
collaborazione alla traduzione Alessandro Savarese, Valentina Sichetti
assistenza alla regia Ksenija Martinovic, Maria Luisa Manzo
direzione tecnica Silvia Laureti
consulenza a regia e composizione Tommaso Amadio, Bruno Fornasari
produzione Teatro Filodrammatici di Milano
in collaborazione con Compagnia Caterpillar
Milano, Teatro Filodrammatici dal 20 novembre al 2 dicembre 2018
Vassoio di Porcellana
Un vetro spezzato non è certamente un buon presagio ma le debolezze possono diventare punti di forza oppure stimoli di riflessione per chi guarda quel solido amorfo infrangersi. Non rientriamo nel primo caso in cui viene rappresentata una metasocietà sul palcoscenico, con l'obiettivo di consapevolizzare su tematiche più o meno attuali facendole emergere delicatamente, ma ogni volta che succede gli occhi dello spettatore attento cambiano e la sua coscienza si decora di punti interrogativi. Un mondo di sogni e di cassetti chiusi a chiave: "FRAGILE!" è figlio di una realtà di rinunce, satura di amarezza. Aggettivo che poco si intona alla neonata Compagnia Caterpillar che disarma il pubblico con la sua dirompente frenesia, offrendo sette esistenze dalle quali attingere e come un menù di storie interrotte, le serve su un vassoio di porcellana. Vite diverse e geograficamente lontane trovano un punto di incontro-scontro a Londra, capitale delle speranze consumate, che intrappola gli immigrati nella sua tela. Marko, Mila e Gayle hanno un'aspirazione (stand up comedian, cantante di musical e artista concettuale rispettivamente) e comunicano la stessa attiva tensione di Kostja nel Gabbiano di Anton Čechov. A non credere nella loro vocazione, oltre agli altri, cominciano anche loro stessi, svantaggiati da una lingua che conoscono poco e trascinati indietro da passati nebulosi. A differenza dell'artista cechoviano che, conscio di essere nell'opera sbagliata, si sacrifica, i Caterpillar finiscono per smarrirsi nella nebbia di una Londra sfiduciosa, preferendo "sguazzare nell'acqua bassa che saltare sulla grande onda". L'ambizione di Michi di far diventare il suo locale un approdo per gli immigrati dell'est si scontra con un'integrazione non realizzata, pestaggi sconclusionati e circoli di droga. Ciò che si concretizza in maniera esponenziale è invece un muro di stereotipi sul cui seguitare gli indigeni osservano, impassibili, una lotta tra poveri. Erik, Marta e Tiasha, forse i più enigmatici di tutti. Le loro verità sono poco manifeste e comunque spiate attraverso filtri che ne rallentano la rivelazione. Insomma, "FRAGILE!" non è uno spettacolo che imbocca o accondiscende; ostenta un lieto fine ma raschia il fondo del barile, sfondando la dimensione della quarta parete, invitando il pubblico a guardarsi intorno, a non dimostrare la stessa complicità dei ciechi di Saramago. Ma fino a quando la società sarà cieca perché si è perso il senso di solidarietà tra le persone, come ha sostenuto il premio Nobel, allora drammaturgie come quella di Tina Štivičić continueranno a non invecchiare e "FRAGILE!" continuerà a riempire le sale, come è giusto che sia.
Giovanni Moreddu