di Cechov
Regia di Domenico Cucinotta
Spettacolo conclusivo della Masterclass condotta da Domenico Cucinotta
con la collaborazione di Mariapia Rizzo
Interpreti: Milena Bartolone, Orazio Berenato, Dario Blandina,
Gabriella Cacia, Gabriele Casablanca, Giuseppe Franchetti,
Evira Ghirlanda, Enrica La Rosa, Stefania Pecora,
Carlo Spinelli, Chiara Trimarchi, Giuseppe Zampaglione
al Teatro dei Naviganti- Magazzini del Sale di Messina dal 25 al 27 maggio 2018
Più che al tempo degli zar questo Gabbiano di Cechov secondo la visione registica di Domenico Cucinotta sembra ambientato in epoca putiniana. Non ci sono luccicanti samovar fumanti, né i personaggi vestono alla russa, piuttosto con abiti contemporanei. La stessa sala con parquet di legno dei Magazzini del Sale di Via del Santo alla periferia di Messina, in cui da ben 18 anni opera il Teatro dei Naviganti diretto dallo stesso Cucinotta e da Mariapia Rizzo, somiglia a quegli spazi grotowskiani in cui gli spettatori vengono avvolti da un'aura di ritualità già prima dello spettacolo ad opera degli stessi attori in abiti da scena che vanno declamando alcune battute del testo cechoviano nella stretta e calda hall del Teatro. Poi ad un cenno d'un figurante il pubblico prende posto sulle tribunette intorno alla sala e i tutti protagonisti della pièce sventolano tra le mani dei ventagli di piume bianche come ad esprimere una leggerezza-mai-leggera. Il plot, come è noto, si svolge in casa Sorin, adagiata su un lago popolato da gabbiani, presi qualche volte a fucilate dal giovane Kostya (Gabriele Casablanca) aspirante drammaturgo che sta mettendo in scena con esiti incerti un suo lavoro recitato dalla giovane Nina (qui diventate trine a seconda dei momenti: Enrica La Rosa, Chiara Trimarchi, Gabriella Cacia) che lui ama-non-riamato. Sorin (Giuseppe Franchetti) è il fratello della nota attrice Irina, è malaticcio, qui ha una stampella, recrimina sempre sul suo passato di mancato scrittore ed è accudito dall'energico fattore Samraev (Giuseppe Zampiglione) marito di Polina (Milena Bartolone) e padre di Mascia (Elvira Ghirlanda) sempre in nero e da un servo. La casa si popola con l'arrivo dell'elegante Irina di Stefania Pecora, attrice capricciosa e avara, presa solo dalle sue mises e dalle sue toilettes, preoccupata solo a non farsi mollare dal suo vanitoso scrittore Trigorin (Dario Blandina) e frequenze abituali sono quelle del maestro Medvedenko (Carlo Spinelli) che riuscirà infine ad impalmare Mascia e s'aggira pure il medico Dorn (Orazio Berenato) amato senza successo dalla moglie del fattore. Il gabbiano è il vaudeville degli incontri mancati e degli amori male assortiti: Irina ama Trigorin che ama Nina che a sua volta è amata da Kostya che non ama Mascia e che è amata da Medvenko, cui s'aggiunge Polina che ama invano Dorn. Su ogni cosa protagonista assoluto è il tempo nella sua astrattezza che sana ogni ferita, pure quella in chiusura del suicidio di Kostya con una pistola che non fa bang, mentre tutti i protagonisti vengono fotografati come in un interno di famiglia bergmaniano. È un dramma pure in cui si abusa del vocabolo "talento", quello che manca alle due attrici Irina e Mascia e ai due scrittori Trigorin e Kostya, quasi due generazioni a confronto. E' un lavoro infine Il gabbiano delle "illusioni perdute" balzacchiane in cui solo il giovane Amleto-Kostya ci lascerà le penne, senza aver potuto vendicarsi della madre-Gertrude-Irina e dello zio-Claudio-Trigorin. Lo spettacolo è il risultato finale del percorso di pedagogia portato avanti dalla coppia Cucinotta-Rizzo durante l'anno 2017/2018, non riuscendo invero a distinguere allievi e professionisti che si muovono al ritmo di valzer di Oci ciornie una delle più celebri melodie russe, molto concentrati nei loro ruoli, frutto del bel lavoro di regia di Cucinotta fedele agli stilemi monologanti di Cechov basati sugli assoli degli interpreti.
Gigi Giacobbe