di Paola Pace
di Goliarda Sapienza
con Paola Pace, Giovanni Rizzuti
drammaturgia Francesca Joppolo e Paola Pace
consulenza artistica Angelo Pellegrino
assistente alla regia Giovanni Rizzuti
musiche di Marcello Savona eseguite dal vivo
scene Fabrizio Lupo
costumi Dora Argento
luci Roberto Zorzut
produzione Golden Show s.r.l. Impresa Sociale Trieste
Piccolo Teatro della Città di Catania dal 24 al 25 Novembre 2018
Diceva Roberto Bazlen che ogni artista deve passare attraverso un'esperienza unica, per intensità e singolarità, trasformandosi del tutto. Solo dopo questa dura ed aspra prova, si potrà porre mano a qualcosa di autenticamente creativo.
Definizione, questa, che pone in disparte moli di studi storico-critici a favore d'un rapporto diretto fra l'opera e l'anima sottesa alla sua creazione. Goliarda Sapienza, scrittrice siciliana scomparsa più d'un ventennio fa, ha raccontato in modo del tutto singolare la sua esperienza con la psicanalisi. E Paola Pace ha deciso di darle di nuovo corpo ed anima. Goliarda music-hall, lo spettacolo andato in questi giorni in scena al Piccolo Teatro di Catania, dopo aver già debuttato al Palladium di Roma, è la rappresentazione di tale fase della vita della scrittrice.
In scena vi è un letto che – simbolicamente – rappresenta la prigione di Goliarda, nella quale ella si gira e rigira senza riuscire mai a trovare una posizione comoda in cui stare. Unico atto di libertà spensierata che ha: sistemare cuscini grandi e piccoli per accomodarvisi agevolmente. Tutto lo spettacolo non è che il racconto, affidato ad un lungo monologo – intervallato da dialoghi con un medico psicanalista – nel corso del quale, attraverso una serie di tasselli che pian piano, uno dietro l'altro, finiscono per comporre un quadro d'insieme, raccontano al pubblico il rapporto fra Goliarda e i fantasmi che popolano il suo inconscio. Una volta liberatasi dai suoi spettri, la scrittrice s'erge in piedi in tutta la sua fierezza. Si rivolge a ciascuno del pubblico, singolarmente, e lancia un appello, una specie di preghiera: di non guardare alla sua vita con la volontà di sezionarla e giudicarla; ma di pensare a lei in termini molto semplici: come di donna che ha vissuto e poi è andata via. E cercando, attraverso la sua vicenda, di far luce sul segreto, su quel diamante gelido, che ciascuno di noi porta celato dentro sé.
La recitazione di Paola Pace è guardinga, piena di rispetto, di devozione. Ella ha messo da parte una certa focosità tipica d'una immagine femminile siciliana ormai stinta e desueta, preferendo un'interpretazione che, piuttosto che guardare al personaggio giudicandolo, lo accompagna passo dopo passo, sorprendendosi di volta in volta, fin a giungere al massimo del suo fulgore. Al punto che anche nei momenti di delirio di Goliarda, ecco accorrere sempre lo stile (nel senso di forma recitativa) a domare una passione altrimenti debordante.
Non si può negare che un pizzico in più di audacia non avrebbe guastato all'orditura drammaturgica d'insieme. Ma lo spettacolo, nel complesso, è parso misurato e ben fatto.
Difficile, quando si discende nell'inconscio, sapere cosa accadrà. È sempre un mistero. È per questo che Hofmannsthal, nel suo Andreas, fa dire a Sacramozo: "Vi prego: trattate la mia anima con attenzione". Paola Pace ha fatto sue queste parole, e ha restituito al pubblico una Goliarda Sapienza da conoscere al di là d'ogni banale stereotipo.
Pierluigi Pietricola