di Vitaliano Brancati
Ornella Muti, Enrico Guarneri
e con
Rosario Minardi, Nadia De Luca, Rosario Marco Amato,
Caterina Milicchio, Turi Giordano, Naike Rivelli
scene Salvo Manciagli
costumi Dora Argento
musiche Massimiliano Pace
regia Guglielmo Ferro
personaggi e interpreti
Caterina Leher Ornella Muti
Leopoldo Platania Enrico Guarneri
Bonivaglia Rosario Minardi
Iana Nadia De Luca
Enrico, figlio di Leopoldo Rosario Marco Amato
Elena, moglie di Enrico Caterina Milicchio
Il portiere Turi Giordano
Francesca Naike Rivelli
Teatro Quirino Vittorio Gassman dal 5 al 17 marzo 2019
La dote che più spicca di Vitaliano Brancati è l'ironia. Il riso, severo ma mai compiaciuto, dei costumi, delle consuetudini, delle false moralità della terra da questo scrittore tanto amata – la Sicilia –, nulla ha a che vedere con l'umorismo di Pirandello. Con quest'ultimo, è un dolore taciuto o supposto che emerge. Con Brancati, invece, è lo sdegno per l'umana piccineria. I suoi personaggi appaiono ambigui, rigidi, imperdonabili per ciò che fanno e pensano. Costoro non possono avere possibilità di riscatto, ancorati come sono ai loro sciocchi principi. La governante, lavoro teatrale su cui la censura impose il silenzio, ne è un esempio formidabile. Pierluigi Pietricola
In quest'opera, Brancati si chiede: che potrebbe accadere se in casa d'un uomo irreprensibile, dai modi e costumi d'altri tempi, a sua insaputa s'intrufola l'immoralità? È il caso di Leopoldo Platania che, trasferitosi da poco a Roma, assume come governante la signorina Caterina Leher: donna di origini francesi, cristiana calvinista, dall'apparenza austera e irreprensibile. Dietro la maschera d'individuo tutto d'un pezzo, Leopoldo nasconde una tragedia: il suicidio di sua figlia per colpa dei rigidi dettami d'una morale borghese cui la ragazza non ha saputo opporsi e che il padre, ad ogni occasione, le proponeva come gabbia entro cui muoversi. Un giorno, ecco il diavolo entrare in scena. Iana, giovane cameriera di umili origini e semplice ragazza, viene accusata da Caterina di avere con lei atteggiamenti poco chiari. Leopoldo non può tollerare tale affronto. Licenzia Iana. Ma la persona dubbia e oscura, in realtà, è Caterina. La quale, còlta di sorpresa dal padrone di casa in atti molto intimi con la nuova cameriera da poco assunta, si confessa ammettendo tutto dicendo, però, anche d'essere sulla via della redenzione. Ma nell'apprendere la notizia della morte di Iana per via d'un incidente ferroviario durante il viaggio di ritorno in Sicilia, Caterina è attanagliata dai sensi di colpa. E si toglie la vita così espiando i peccati commessi.
Dramma e commedia insieme, ne La governante si ride senza provare pietà. Leopoldo viene mostrato per ciò che è: uno sciocco che nulla comprende, al punto che quando la tragedia s'abbatte su di lui, vien da pensare: ben gli sta. "Troppo avanti siamo andati. Dobbiamo tornare indietro", egli afferma ad un certo punto. Ed è questo suo voler preservare, questo voler rimettere assieme i frantumi d'un mondo marcio e in disfacimento – il suo – che scatena il riso del pubblico e su cui la severità di Brancati si esercita. La conclusione tragica della pièce è la conseguenza, più estrema e severa, dell'umorismo come pubblica berlina.
Nella versione in scena al Quirino per la regia di Guglielmo Ferro, del lavoro di Brancati si preserva l'ironia ma con tinte che troppo cedono alla mestizia, così tradendo la caratteristica principale dello scrittore siciliano. Bravo Enrico Guarneri nei panni di Leopoldo. Rigida, stoica e non molto ambigua la Caterina interpretata da Ornella Muti.