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PENSACI, GIACOMINO - regia Guglielmo Ferro

"Pensaci, Giacomino", regia Guglielmo Ferro. Foto Christian Photo "Pensaci, Giacomino", regia Guglielmo Ferro. Foto Christian Photo

di Luigi Pirandello
con Pippo Pattavina e con Debora Bernardi, Riccardo M. Tarci, Giampaolo Romania,
Francesca Ferro, Aldo Toscano, Giuseppe Parisi, Diana D’Amico, Bianca Caliri
scene Salvo Manciagli
costumi Sartoria Pipi
disegno luci Santi Rapisarda
regia Guglielmo Ferro
Vicenza, teatro Comunale,  26 e 27 marzo 2024

www.Sipario.it, 28 marzo 2024

Non è forse la vita un enorme palcoscenico, dove una volta usciti di scena non ci siamo più, fino al successivo rientro? E in quel mentre, fuori da quella scena ci riposiamo, per dire, ai bordi della stessa, magari davanti a uno specchio come gli attori in un camerino. Ed è questa, proprio, la scelta felice fatta dallo scenografo Salvo Manciagli per Pensaci, Giacomino di Luigi Pirandello, visto al teatro Comunale di Vicenza e interpretato da un ottimo Pippo Pattavina e dalla sua compagnia, con la regia di Guglielmo Ferro. Diciamolo subito, uno spettacolo molto elegante, che riesce a toccare il cuore con delle interpretazioni accorte e misurate, dove Pattavina naturalmente sovrasta e può mostrare il meglio di sé come interprete. Sembra una storia d’altri tempi ma i temi trattati da Pirandello sono universali, e non hanno scadenze.  Le sue tematiche riguardano l’uomo in sé, la sua crisi esistenziale e le diverse sfaccettature quindi, ahinoi anche il nostro contemporaneo, la storia si ripete o addirittura fa peggio, e l’essere umano in genere non ne esce benissimo. A parte, qui, proprio il professor Toti, e qualche altro. In questo caso lui, fregandosene dei giudizi altrui dopo aver sposato e accolto in casa la sedicenne Lillina, e aver creato una famiglia particolare, con Giacomino e il loro figlioletto, sa di vincere di fronte al moralismo bigotto e condannatorio della gente. Da uomo saggio. Snobbando le loro malignità e quella morale perbenista e ipocrita. Lo spaccato che Pirandello fa della sua epoca mostra la perenne crisi dell’uomo e della società borghese in cui vive. Ma anche la difficoltà a stare a galla della scuola come istituzione, della famiglia, che se non è quella tradizionale Dio ce ne scampi, e via via la condizione dell’esser donna, dell’essere anziano. E non ho citato tutti i temi a lui cari, qui presenti massicciamente. Pirandello già da quegli anni (la novella è del 1910 e solo sei anni dopo venne rielaborata per il teatro di prosa) intuisce, da grande autore il mondo che gli sta attorno, capta l’uomo nella sua forma e ne individua i difetti evidenti e ostili per un buon saper vivere, un capace stare al mondo. Così, oltre alle persone pronte a condannare Toti fin dal suo inizio, sia per essere estroso a suo modo che per un modo di vivere pacato e personale, senza allineamenti particolari di sorta ricoprendolo di malignità e di voltafaccia, entrano nel testo altre note dolenti sulla società: anche padre Landolina non ne esce certo bene con quel suo comportamento, anche i  genitori di Lillina, la sorella di Giacomino. Una catastrofe, si potrebbe dire. Se non fosse che l’autore agrigentino, arguto, sagace, dentro al dramma sapientemente ha costruito un piano parallelo di ironia e di commedia a tratti brillante, nonostante sullo sfondo rimanga l’amarezza. Pirandello insomma ancora una volta ci insegna, come altri autori, chi siamo, ce lo ricorda, ci impartisce lezioni delle quali tener conto. Bravissimo Pippo Pattavina, maestro di teatro e d’esperienza, ricco di sfumature, e anche gli attori della sua compagnia in una messa in scena raffinata nella sua delicatezza. Ben caratterizzati i personaggi nella regia di Guglielmo Ferro che ben li dirige. Debora Bernardi, Marianna, e Francesca Ferro, Rosalia sono interpreti di classe e recitano nel miglior modo di essere attrici, seguite da Diana d’Amico, Lillina, Giuseppe Parisi, Giacomino, Giampaolo Romania, Cinquemani, Aldo Toscano, il curato padre Landolina e non ultimi Riccardo M. Tarci, il direttore della scuola e la cameriera Filomena, Bianca Caliri. Ottime le luci di Santi Rapisarda. A Vicenza il pubblico numeroso, oltre che molto attento, si prodiga in caldi applausi e chiamate.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Domenica, 31 Marzo 2024 03:40

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