di Aristofane
Adattamento, Regia e Musiche di Vincenzo Zingaro
Con Giovanni Ribò, Fabrizio Passerini, Rocco Militano, Piero Sarpa, Laura De Angelis, Mario Piana, Irene Catroppa
Maschere: Rino Carboni Studio
Scene: Vincenzo Zingaro
Scenotecnica: Lorenzo Zapelloni
Costumi: Emiliana Di Rubbo
Disegno Luci: Giovanna Venzi
Produzione: Compagnia MAURI STURNO Srl
Teatro Arcobaleno, Centro Stabile del Classico (Roma) Dall’8 al 24 marzo 2024
È una festa quella che va in scena dall’8 al 24 marzo al Teatro Arcobaleno – Centro Stabile del Classico di Roma, con la magistrale rappresentazione de “La pace” di Aristofane. Lo è come nella tradizione della Compagnia Castalia diretta da Vincenzo Zingaro, che nella stagione 2022/2023 ha celebrato trent’anni di attività portando in scena proprio un’altra commedia di Aristofane, “Le nuvole”. È una festa fatta di colori, effetti scenici ingegnosi e a tratti onirici, maschere d’artista (sono infatti realizzate da Rino Carboni Studio) e costumi (curati da Emiliana di Rubbo) appropriati e in alcuni casi favolistici, com’è quello dell’indovino Ierocle (Fabrizio Passerini). Ma è anche una festa della lingua, grazie a un registro azzeccato e a un lessico vivace, che attualizza la celebre commedia rendendola piacevolmente fruibile per lo spettatore di oggi. Tra i numerosi pregi degli spettacoli della compagnia Castalia, infatti, si annovera proprio la sottigliezza delle scelte lessicali attraverso le quali i testi classici vengono adattati al presente, spesso veicolando ilarità ma senza mai perdere originalità ed eleganza. Il pubblico, coinvolto dagli attori, reagisce con allegria, denunciando una partecipazione divertita. È questa partecipazione il risultato tangibile delle più alte manifestazioni culturali. L’attualizzazione del linguaggio della commedia risulta funzionale all’attualità del tema trattato da Aristofane e che rovinosamente segna la nostra epoca, quello della guerra. La pace viene fatta “vivere” agli spettatori attraverso i sensi: interpretata dalla ballerina Irene Catroppa, con il linguaggio del corpo essa riesce a comunicare con Ermes (Pietro Sarpa); le musiche e lo splendido manto di Opora (Laura de Angelis) si contrappongono al disordine e alla brutalità delle scene in cui sono presenti la dea – si noti bene il femminile – Guerra (ancora Laura de Angelis) e Tumulto (Rocco Militano). Il protagonista, il contadino Trigeo (Giovanni Ribò), che compie la straordinaria impresa di raggiungere l’Olimpo a cavallo di uno scarabeo stercorario e di liberare Pace imprigionata da Guerra, si rivolge al pubblico esortandolo a praticare la pace quotidianamente, perché ciascuno apponga la propria tessera nel mosaico di prosperità e gioia di cui essa è presupposto. Solo con la liberazione di Pace si avrà la discesa sulla terra di Teoria, dea della festa, non presente sulla scena ma esperita nella sala. La funzione del teatro si rinnova, così, nella capacità di illuminare le pieghe del reale e di spingere il lettore a domandarsi, come fa il coro di contadini (Mario Piana, Fabrizio Passerini, Rocco Militano), «a che punto è l’uomo del suo cammino». Marcella Petriglia