Di e con: Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Michael Vogel
Regia: Michael Vogel, Hajo Schüler
Maschere: Hajo Schüler, Scenografia: Michael Ottopal, Costumi: Eliseu R. Weide
Musiche: Dirk Schröder, Disegno Luci: Reinhard Hubert, Animazioni, video: Silke Meyer, Video: Andreas Dihm, Direttore di produzione: Pierre-Yves Bazin
Politeama Genovese, Genova 5 marzo 2013
A ciascun lato della scena una fila di costruzioni in legno quintano il palco e raffigurano tombe di famiglia. Sullo sfondo una retroproiezione illumina una processione funeraria. Così si presenta l'ambientazione di Infinita, produzione del collettivo tedesco Familie Flöz, conosciuto a livello internazionale per il linguaggio scenico originale, che supera le barriere linguistiche e racconta storie attraverso l'azione, le maschere, i video e la clownerie.
Infinita è il racconto dell'inizio e della fine della vita, dell'infanzia e della vecchiaia. I quattro performer sono un momento bambini che giocano e che litigano e che esplorano il mondo, un momento dopo vecchietti custoditi in una bizzarra casa di riposo.
Gli attori fanno vivere attraverso il loro corpo le maschere deformi e caricaturali che indossano. Impressionante la loro ecletticità in scena: suonano pianoforte e violoncello, fanno acrobazie da circo, interpretano, con un controllo totale del proprio linguaggio corporeo, personaggi maschili e femminili, bambini e anziani, senza soluzione di continuità.
Lo spettacolo scorre tra momenti di puro divertimento che vanno a toccare la parte triviale dell'umano, (spassosissima la scena in cui uno dei vecchietti passeggia traballante per il palco con in mano il vaso da notte da svuotare, seminando il panico tra gli altri ospiti dell'istituto) e momenti carichi di tenerezza per l'impotenza che accomuna queste diverse età della vita: il lattante che è ancora insicuro sulle gambe e piange perché non raggiunge il giocattolo, e il vecchietto sulla sedia a rotelle che si consuma per la perdita dell'amore di una vita.
Lo spettacolo emoziona una sala gremita, che si accende di risate sonore e liberatorie e si zittisce in momenti di struggente malinconia. Il pubblico è presente e partecipa ad ogni passaggio, fino al culmine del coinvolgimento: si accendono le luci in sala e due bambini mascherati si tuffano in platea giocando a palla con gli spettatori.
Infinita è uno spettacolo "di pancia" per le emozioni dirompenti che suscita, ma rigoroso e tecnico in modo teutonico. La scena della radio ne è un esempio lampante: tre vecchietti seduti su una panchina ascoltano una canzone che, poco dopo, inizia a gracchiare. Spostando l'antenna in cerca della giusta frequenza, quello seduto al centro scopre che, solo lui, toccandola, riesce a farla suonare senza interferenze e si improvvisa direttore d'orchestra, brandendo in mano l'antenna a mo' di bacchetta. La scena è lunga e complessa e ad ogni spostamento di antenna corrisponde un perfetto sincrono audio. Un capolavoro di partitura suono-azione.
Incantevoli i video che si alternano all'azione in scena: figure bianche su sfondo nero si muovono in modo rallentato e ricordano la magia e l'artificio rarefatto dei filmati ottocenteschi. Affascinante il meccanismo artigianale che cambia faccia alla scenografia: le tombe diventano le camere della casa di riposo; da una di esse appare e scompare la tastiera di un pianoforte; i cancelli del cimitero fanno quadrato e diventano le sbarre del box di un poppante.
Applausi, fischi e grida accompagnano gli inchini come alla fine di un concerto rock o di un musical. E come in un musical non manca la "coda", il pezzo di bravura con cui salutare il pubblico festante: i quattro vecchietti sulla panchina si esibiscono in una coreografia ritmica impeccabile, battendo i loro bastoni sul palco. Infinita ha la forza di uno spettacolo raffinato ma accessibile, intenso e divertente, e raccoglie consensi tra un pubblico eterogeneo. Pop, nel senso migliore del termine.
Marianna Norese