di Sasha Marianna Salzmann
Versione italiana di: Alessandra Griffoni Rota
Regia: Paola Rota
Interpreti: Elena Callegari, Francesca Cutolo, Maria Roveran
Produzione: Teatro Stabile di Genova, Festival delle Colline Torinesi e Collettivo PAV
Genova, Teatro Duse, dal 31 maggio al 10 giugno
All'interno della Rassegna di Drammaturgia Contemporanea del Teatro Stabile di Genova è in scena, fino al prossimo 10 giugno, Lingua Madre Mameloschn, testo della russa, ma berlinese di adozione, Sasha Marianna Salzmann. Lingua Madre Mameloschn è uno spettacolo che vede in scena tre attrici e gioca su tre personalità distinte che creano con il pubblico un contatto emotivo, sia diretto che indiretto. Dopo una prima e spiazzante rottura della quarta parete si è invitati all'immersione nelle vicende personali e spesso scomode delle tre donne. Gli elementi scenici sono essenziali e limitano tre luoghi fisici che rimandano a tre luoghi esclusivi ed intimi appartenenti ai tre personaggi della nonna Lin, della madre Clara e della nipote Rachel. Il centro della scena è occupato dalla poltrona di Lin, che è in alcuni frangenti narrativi il luogo dove le tre possono dialogare direttamente e dove possono trovare conforto grazie al carattere maggiormente aperto, mascherato a volte di scontrosità, di Lin. Le tre generazioni si incontrano e scontrano, si allontanano per poi rammaricarsi per la distanza fisica e psicologica in una umana e dolorosa alternanza di condizioni e pensieri. È proprio il livello psicologico dei tre personaggi a creare lo sfondo del mirabile testo della giovane Salzmann. Lin, Clara e Rachel dialogano tra di loro senza realmente comunicare altro che il risentimento e il rimprovero. Solo Rachel riesce a sfogare intimamente questi sentimenti ma senza potere fuggire dal suo stato. Così l'incomunicabilità e il nervosismo finiranno per aumentare inesorabilmente ogni distanza tra nonna, madre e nipote. Le tre attrici si dimostrano ispirate, calate perfettamente nella parte e contribuiscono ad uno spettacolo di rara intensità grazie anche, oltre ad un testo pregevole, ad una regia che alterna sapientemente i ritmi e sa coinvolgere emotivamente il pubblico già dalle prime battute. Grazie alla regia di Paola Rota lo spettacolo risulta intenso, incalzante e senza rallentamenti, capace di orchestrare voci e gesti con tempismo e sensibilità. È doveroso rimarcare su tutti questi elementi la recitazione di Maria Roveran, interprete della nipote Rachel, che costituisce una delle punte d'eccellenza di Lingua Madre Mameloschn. La Roveran è bravissima nel prestare fisico e voce ad un personaggio tormentato e ipersensibile eppure teso alla ricerca di un'esistenza diversa e dalla vitalità spesso repressa dalle ombre custodite dalla sua famiglia. Rachel appare così, all'interno di questo trio disunito, un personaggio irriverente e irrisolto eppure l'unico elemento alla ricerca di una libertà da questo risentimento per il passato scomodo o per il presente sconveniente. Sarà infatti Rachel ad aprire uno spiraglio alla conciliazione e al perdono. Testo, regia ed interpreti, insieme ad una scenografia simbolica, concorrono così alla riuscita di uno spettacolo che lascia il pubblico piacevolmente sorpreso e intrigato nella costruzione di un segreto luogo dell'anima. Gabriele Benelli