di Mario Perrotta
Regia: Mario Perrotta
Interpreti: Paola Roscioli, Laura Francaviglia (chitarra) e Samuele Riva (violoncello)
Produzione: Permàr / La Piccionaia / dueL
Genova, Museo Luzzati, 21 Giugno 2017
Il viaggio è il tema della rassegna teatrale del diciannovesima edizione del Suq Festival di Genova. Lireta. A chi viene dal mare è stato uno spettacolo che si è inserito bene in questo contesto, in particolare per le tematiche della migrazione, dell'accoglienza e dell'inclusione socio-culturale. Basato sui diari della albanese Lireta Katiaj, il testo ha confermato la sapienza drammaturgica di Mario Perrotta, valorizzata anche dall'eccellente interpretazione di Paola Roscioli. L'attrice, che si muove all'interno di una scenografia essenziale, calamita fin da subito l'attenzione sulla sua gestualità, secondo un espediente scenico frequente nel teatro di narrazione. L'attrice può così dare dimostrazione della sua bravura. Sola in scena, accompagnata da una chitarra e da un violoncello, l'attrice sostiene con efficacia la gravità del testo di Perrotta. La recitazione è emozionata e coinvolgente al punto da fondersi totalmente con le memorie reali e il testo scenico. In Paola Roscioli identifichiamo la protagonista che dà il titolo al lavoro per il modo con cui incarna la figura e la memoria della giovane albanese di Valona e di altri uomini e donne in fuga dalla violenza. La Roscioli canta e recita questi sentimenti in maniera appassionata e coinvolgente fondendo personaggi e linguaggi, passando dall'albanese all'italiano fino all'accento meridionale che sa di terra promessa. Il testo di Perrotta è crudo perché presenta accenti violenti e carnali. Per parte sua l'attrice riesce abilmente a fare propria la parte che interpreta. Le memorie della giovane donna albanese si fanno carne nella presenza dell'attrice. Quella di Lireta è una storia di fame, dolore e violenza che sembra non trovare soluzione. Solo il finale dolce-amaro riscatta in parte l'asprezza della vicenda, grazie al coraggio e alla salvifica sfrontatezza che dà al personaggio un impulso di ribellione alla famiglia e all'infedeltà degli uomini. Queste alterne vicende catalizzano l'attenzione degli spettatori, resi compartecipi delle sue amarezze e paure. Nelle battute di Lireta, filtrate dal testo di Perrotta e dall'azione scenica dell'attrice, riemerge il dramma della migrazione alla ricerca di un'esistenza migliore. La Lireta rivista dalla drammaturgia di Perrotta diventa un personaggio archetipo condannato a rivivere lo stesso dramma. La grandezza della donna dietro al personaggio appare evidente nella risposta alla ciclicità del dolore, rivelando un coraggio non comune. Gli "uomini di cartone, che non sanno amare" sono il coro crudele che fa da sfondo alla sua vita. Essi però rimangono come un'ombra che inquina il piccolo riscatto finale. Lo spettacolo ha creato un clima di commozione che solo il teatro nella sua forma civile più elevata sa creare. Gabriele Benelli