Ideazione e regia Danio Manfredini
con Danio Manfredini, Vincenzo Del Prete, Ivano Bruner,
Giuseppe Semeraro, Cristian Conti, Darioush Forooghi
aiuto regia Vincenzo del Prete
ideazione scene e maschere Danio Manfredini
realizzazione elementi di scena Rinaldo Rinaldi, Andrea Muriani, Francesca Paltrinieri
disegno luci Luigi Biondi
fonico Francesco Traverso
mixaggio colonna sonora Marco Maccari – Peak Studio Reggio Emilia
produzione La Corte Ospitale
coproduzione Associazione Gli Scarti,
Armunia centro di residenze artistiche Castiglioncello – Festival Inequilibrio
Teatro Herberia di Rubiera 22 marzo 2018
Assistere a uno spettacolo di Danio Manfredini è un'esperienza forte e abbastanza unica nel proprio genere.
Prima di accostarsi a un'opera carica di sfumature e spunti di riflessione come "Luciano" è consigliabile munirsi degli strumenti necessari a entrare nel mondo delicato di un artista rarefatto come Manfredini.
Prima di avvicinarsi a "Luciano" bisogna dimenticare ciò che si è abituati a vedere in teatro, accettando
di essere di fronte a una dimensione talmente intimista e personale da richiedere un approccio differente, un modo di pensare e di sentire a sé stante.
I fantasmi messi in scena da Manfredini sono maschere di carne più vitali che mai.
Di spettrale solo il volto grottesco di Zombie, a corredo di corpi in perenne movimento.
Visioni e realtà si mescolano, mentre Manfredini passeggia sul palcoscenico con quel suo timbro di voce unico, che lo rende vero e di grande impatto malgrado la totale assenza di divismo.
"Luciano" di Danio Manfredini è esempio chiaro e lampante della poetica artaudiana che prende vita a distanza di secoli con una nuova luce tutta moderna.
La follia è il tema centrale, così come la solitudine.
Sembra strano a dirsi, vista la presenza di ben cinque uomini sul palco oltre a Manfredini.
Tanti attori, un solo corpo. Tanti volti, un solo corpo.
Luciano ci racconta la confusione legata a quella sensazione strana di sentire tante voci nel cervello, simili a una corda che tira prima da un lato poi dalla parta opposta in un continuo tira e molla che rendono difficile avere chiarezza.
Numerosi gli spunti di riflessioni presenti nella pièce: a partire dalle domande esistenziali sulla morte, passando poi al tema focale dell'insicurezza come situazione di disagio pericolosa all'interno di una società dove solo la forza può trovare spazio.
Lo spettacolo è intriso di ricerca stilistica e stupisce per la varietà di soluzioni teatrali proposte.
I due tronchi d'albero a raffigurare un possibile stupro, l'uomo travestito sì da donna, ma senza volgarità.
L'uomo senza sesso, la violenza in sottofondo senza dare un nome, una precisa connotazione.
Questa donna che si appoggia all'albero, e "Where did you sleep last night" dei Nirvana che irrompe nel silenzio, mentre mani di uomini si poggiano sul suo corpo.
Rimandi al mito di Dafne e Apollo?
A quello stupro primigenio che ora si fa voce portante della violenza moderna?
Ad ognuno la propria interpretazione.
La scelta di inserire un brano dei Nirvana rimanda inoltre inevitabilmente al tema del suicidio.
La morte, all'interno dello spettacolo di Manfredini è infatti molto viva, tanto da correre sul monociclo insieme alle altre maschere.
Lo scenario è surreale, grottesco, a tratti inquietante.
Gli attori sono intensi, al punto da arrivare in certi momenti a turbare la sensibilità dello spettatore, proprio come accadeva nel teatro della crudeltà ideato da Artaud.
L'omosessualità è presente, ma il tema portante è la solitudine: che non ha sesso né tempo.
Si evince inoltre una ricerca importante a livello stilistico sia tramite la ricerca di battute non scontate e citazioni colte che attraverso l'utilizzo di oggetti di scena estremamente simbolici e inusuali (ad esempio il mangiadischi).
Grazie quindi Danio per aver portato sul palco dell'accogliente Teatro Herberia di Rubiera uno spettacolo così interessante, forse difficile da digerire, ma con un forte messaggio da condividere.
Il programma di spettacoli proposti dal Teatro Herberia si distingue per le scelte coraggiose, legate a proposte nuove che danno voce a un teatro diverso, ma ben presente.
Dafne D'Angelo